L’effetto placebo testimonia il potere della mente: è una componente essenziale degli studi clinici

L’effetto placebo è quando un paziente assume sostanze che non contengono il principio attivo terapeutico, ma funziona davvero?

Negli anni più recenti, sono numerosi gli studi pubblicati sul cosiddetto effetto placebo, sfruttato ampiamente dai medici, per aiutare i loro pazienti a combattere il dolore. Nonostante il placebo non sia altro che un mix di sostanze naturali, non contenenti il principio attivo terapeutico, riesce a ottenere gli stessi risultati, o quasi, di un medicinale. Come è possibile?

Pillola placebo (Canva) – Inran.it

Ogni medico è tenuto a informare il proprio paziente della somministrazione di un placebo, senza mentire. Spesso, sono le stesse confezioni di placebo a recare in bella vista la scritta “placebo in aperto”. Si tratta, più che altro, di illudere il cervello, di mentirgli, facendogli credere che la sostanza assunta abbia il principio attivo del medicinale. La cosa interessante è che, nella maggior parte dei casi, funziona.

Quando si parla di effetto placebo e come ingannare il cervello di un paziente

Medico prescrive farmaco paziente (Canva) – Inran.it

Il cervello di un paziente deve associare l’esperienza dell’assunzione del placebo, con un certo sollievo dal dolore. È più che altro una questione psicologica, e il cervello nota la differenza. I placebo mostrano diversi effetti positivi, e inoltre aiutano a ridurre drasticamente la dipendenza dai farmaci. Soltanto negli anni più recenti, però, sono stati affrontati studi approfonditi su queste sostanze.

Uno di questi è stato pubblicato sulla testata Scientific Reports, nel quale tanti medici si ritengono sorpresi dagli effetti terapeutici dei placebo. Si tratta di un intervento paradossale, privo di senso, eppure efficace, ancora non compreso pienamente della scienza. Non si tratta solo di somministrare al paziente una pillola contenente una sostanza naturale, ma è molto di più.

Assunzione di una pillola (Canva) – Inran.it

Come riporta il National Geographic, da secoli i medici sono attratti dai trattamenti inattivi. L’utilizzo dei placebo nelle sperimentazioni cliniche, però, è molto più recente, e risale agli anni ’60. Se un tempo, i pazienti non erano informati dell’assunzione di un placedo, per testare in modo efficace il loro miglioramento e gli effetti sulla loro salute, oggi i placebo devono essere dichiarati.

Quando un paziente pensa di ricevere un farmaco, che questo sia effettivamente efficace o meno, fa sì che il cervello rilasci delle sostanze chimiche, come ad esempio le endorfine, che riescono ad alleviare il dolore. Non tutti sono d’accordo nella somministrazione di placebo, considerandoli inutili, eppure oggi queste sostanze sono una componente essenziale degli studi clinici.

I placebo, invece, sono importanti, perché stimolano l’autoguarigione, testimoniano il potere della mente, riuscendo ad attivare dei neurotrasmettitori che riducono il dolore e che migliorano l’umore. Stessa identica situazione, si ha nello sport, dove la mente gode di un ruolo fondamentale per la performance. Secondo alcuni, l’effetto placebo non riguarda il contenuto della pillola, ma il rituale nella sua assunzione, a confortare il paziente. La mente aiuta nella guarigione, questo è poco ma sicuro.

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