Si chiamano Antrobots e sono piccoli robot viventi fatti con cellule umane

Una svolta nella medicina: gli Antrobots sono dei piccolissimi robot di cellule umane, il loro potenziale è impressionante.

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Cosa sono gli antrobot: i piccoli robot fatti di cellule umane – Inran.it

Gli Antrobots sono dei minuscoli esseri robotici, composti da cellule umane, e stanno diventando dei veri protagonisti della ricerca scientifica. Sono grandi al massimo mezzo millimetro e le loro possibili applicazioni aprono la strada ad una nuova era della medicina.

Antrobots: i robot fatti di cellule umane che potrebbero cambiare il mondo

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Un antrobot di cellule umane – Inran.it

Le ricerche scientifiche nel campo della medicina sono sempre più all’avanguardia. Ci sono diversi studi in corso, a partire dall’Intelligenza Artificiale fino agli Antrobots. Un team di ricercatori, guidato da Micheal Levin della Tufts University e del Wyss Institute dell’Università di Harvard, è stato tra i pionieri di questa ricerca, presentando nel 2020 gli xenobots, minuscoli robot programmabili realizzati con cellule staminali di rana.

L’ultimo progetto di Levin, pubblicato su Advanced Science, introduce gli “antrobots”, robot nanoscopici viventi creati utilizzando cellule umane che vengono prelevate dall’epitelio cigliato della trachea. Le ciglia presenti consentono il movimento delle cellule che possono svilupparsi in strutture diverse con diverse capacità di movimento, a seconda della forma desiderata.

Questi microscopici robot, con dimensioni comprese tra 30 e 500 micrometri, possono spostarsi fino a 50 micron al secondo e vivono per un periodo massimo di due mesi. Rispetto agli xenobots, la novità degli antrobots risiede nella loro composizione basata su cellule umane, offrendo un potenziale vantaggio in termini di tollerabilità nell’organismo ospite. Il progetto prevede l’auto-assemblaggio di antrobots in laboratorio senza l’uso di strumenti invasivi, come bisturi o pinzette. Questo processo utilizza cellule adulte, incluso quelle di pazienti anziani, anziché dipendere dalle cellule embrionali.

Gizem Gumuskaya, uno degli autori del progetto, sottolinea che la manipolazione delle forme e l’utilizzo delle capacità di comunicazione tra le cellule potrebbero portare alla creazione di strutture con nuove funzioni e configurazioni. Attualmente, gli antrobots sono in fase sperimentale e possono vivere solo in laboratorio. I ricercatori vedono potenziali applicazioni future, come il supporto alla rigenerazione di tessuti o oppure potrebbero essere usati per trasportare dei farmaci in un organo specifico del corpo. Le possibili applicazioni sono moltissime, non ci resta che attendere che gli esperimenti continuino.

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