Scopriamo qualcosa in più sui crackers: cosa contengono e quali sono i migliori. Info molto utili per un acquisto consapevole
Chi non ha mai mangiato un pacco di cracker? Uno snack tra i più diffusi, perfetti da portare in borsa o nello zaino, che tante volte ci salva da un attacco di fame improvviso, ci accompagna per un break da fare al volo, quando siamo a dieta, o per una merenda o un aperitivo casalingo.

Insomma, uno di quei prodotti che non manca mai nel carrello degli italiani. Ma quanto ne sappiamo sui crackers? Cosa c’è dietro la loro croccantezza ed i più rinomati marchi? Uno studio rivela importanti informazioni che tutti dovremmo conoscere per un acquisto più consapevole.
I crackers e l’analisi sui componenti
I crackers delle marche più blasonate sono finiti sotto la lente di ingrandimento della rivista svizzera K-Tipp che ha condotto un’analisi approfondita su 12 varietà di cracker a base di cereali. Quello che è emerso non è poi così rassicurante.
Molti sono, infatti, i marchi che deludono le aspettative dei consumatori, e tra questi rientrano anche alcuni dei più noti. Il punto focale dell’analisi è stato quello di capire come questi prodotti vengono realizzati e quali sono le quantità di nutrienti al loro interno.

Oltre a mostrare i dati di fibre alimentari e grassi, l’indagine che si è stata affidata al rinomato laboratorio alimentare Dr. Wirts + Partner di Kiel, che opera Germania, ha evidenziato anche la presenza di tossine della muffa, acrilammide, una sostanza potenzialmente cancerogena che si forma con la cottura ad alte temperature di alimenti ricchi di amido, e di pesticidi, sostanze rilevate con tecniche molto avanzate che ne hanno segnalate più di 600.
Il test sui crackers: solo 4 marche li superano
I dati che arrivano dall’analisi sui cracker non sono per nulla positive. Su dodici prodotti analizzati, infatti, solo quattro hanno superato i test con una valutazione positiva. In vetta alla Classifica “Bio Original Spelt” di Dar-Vida Naturaplan, prodotto tipicamente svizzero che non solo ha un elevato contenuto di fibre e una bassa quantità di grassi ma presenta un’assenza totale di pesticidi.
Metà dei prodotti analizzati, invece, presenta residui di pesticidi che, sebbene non superino i limiti consentiti dalla legge, sono comunque un problema. Lo stesso vale per l’acrilammide, sostanza considerata cancerogena.

La preoccupazione è significativa in quanto i crackers vengono consumati molto dai bambini e questa sostanza può avere effetti negativi sul sistema nervoso e sulla riproduzione.
Famosi ma bocciati
Gli ultimi posti della classifica stilata sono occupati da marchi che in Italia conosciamo benissimo. L’ultimo gradino è occupato dai famosissimi TUC. Presentano un alto contenuto di grassi, ben 20 grammi ogni 100 di prodotto e le cose non vanno meglio sul fronte di acrilammide. I valori sono molto alti tanto da superare la metà del limite consentito. Presenti anche alcune sostanze chimiche pericolose come deltametrina (sospettata di interferire con l’equilibrio ormonale) e piperonilbutossido (potenzialmente dannoso per reni e fegato).
Un gradino più in alto troviamo i crackers Gran Pavesi. Questi sebbene abbiano un contenuto bassissimo di acrilammide, le analisi hanno mostrato residui di pirimifosmetile: un pesticida potenzialmente dannoso per gli organi. Senza contare poi quello che dovrebbe essere il fulcro del prodotto, le fibre. I valori sono scarsissimi.