Muore per un’overdose da caffeina: il caso che riaccende l’allarme

La storia di una giovane donna morta per una overdose di caffeina: il mistero sulle compresse ed il ritardo dei soccorsi che non hanno compreso la situazione

Morire per un’overdose di caffeina, è possibile. È quello che racconta la storia di una giovane ricercatrice di 32 anni che nonostante la sua richiesta di aiuto si è spenta lentamente probabilmente dopo aver assunto delle compresse.

overdose da caffeina
La storia di una giovane donna morta per un’overdose da caffeina (Inran.it)

Un caso che ha fatto riflettere tutto il mondo non solo sull’overdose ma anche sull’importanza della tempestività dei soccorsi e che, a volte, sottovalutare le situazioni può costare davvero caro a chi ha chiesto aiuto.

La storia di Christina morta per un’overdose da caffeina

Sette ore è durata l’agonia di Christina Lackmann, la ricercatrice aspirante oncologa che, a Melbourne, dopo aver chiamato i soccorsi sanitari, è stata lasciata sola per troppo tempo. All’arrivo nella sua stanza ormai era troppo tardi.

Si sentiva stordita, confusa segnalando difficoltà a muoversi. Era già sul pavimento quando ha lanciato l’allarme e lì è stata trovata quando dopo oltre sette ore dalla sua chiamata i sanitari sono arrivati in casa per soccorrerla.

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La 32enne Christina Lackmann (Inran.it)

Un tempo interminabile per la ragazza che lentamente si è lasciata andare. Il suo caso è stato classificato dall’ospedale di Melbourne come “Codice 3” e dunque non urgente. L’ambulanza così non è partita con urgenza per soccorrerla e nessun operatore l’ha richiamata per un approfondimento.

Il mistero delle compresse di caffeina

Ma cosa è successo a Christina? Molto probabilmente ha ingerito delle pillole di caffeina. Un dato che la donna non ha rivelato nel corso della sua richiesta d’aiuto ma che è stato supposto dalle ricerche effettuate post-mortem.

Nel sangue e nel contenuto gastrico della 32enne è stata trovata una concentrazione altissima di caffeina, dato che ha potuto scatenare un’overdose letale. Una quantità tanto alta mai avrebbe potuto essere raggiunta bevendo solo caffè.

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Compresse di caffeina (Inran.it)

Tramite l’analisi dei dispositivi è emerso che proprio nel giorno della morte della giovane le era stato consegnato un ordine di compresse di caffeina. In casa però non sono state né le confezioni e né tantomeno pillole.

Christina si sarebbe potuta salvare

Secondo quanto rivelato dagli stessi medici che hanno esaminato il corpo di Christina, un’overdose da caffeina può diventare fatale nell’arco di otto ore. Un tempo che coincide con quanto successo alla giovane, rimasta in attesa dei soccorsi per oltre sette ore.

Se fosse stata subito portata in ospedale molto probabilmente la ricercatrice si sarebbe potuta salvare. Lei ha lanciato il suo grido d’aiuto ma la sua voce è rimasta inascoltata.

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