In questi giorni, la cronaca nazionale ha fatto saltar fuori un problema che era stato del tutto ignorato: si tratta dell’olio lampante.
Ci sono notizie che ti lasciano senza parole. Ti siedi a tavola pensando a un piatto semplice e sicuro, e poi scopri che in alcune mense, frequentate da bambini e anziani, è arrivato olio che non dovrebbe neanche toccare i nostri piatti.

È il caso dell’olio lampante, che ultimamente è tornato sotto i riflettori per una frode scoperta in Puglia.
Cos’è l’olio lampante e perché fa malissimo alla nostra salute
Il nome può sembrare curioso, ma la realtà è molto meno affascinante di quello che sembra, anzi l’olio lampante è un olio d’oliva che non raggiunge i requisiti minimi per essere definito vergine o extravergine.

Tecnicamente ha un’acidità superiore al 2% e, a livello sensoriale, presenta difetti evidenti: odore sgradevole, sapore rancido, niente fruttato. Un tempo veniva usato come combustibile per le lampade ad olio, da qui il nome. Per la legge non è commestibile e non dovrebbe mai arrivare sulle nostre tavole.
Cosa succede se mangi olio lampante: i rischi per la salute
Ora, non è che un cucchiaino di olio lampante ti mandi subito al pronto soccorso, ma consumarlo regolarmente non è certo una buona idea.

L’elevata acidità può dare fastidi allo stomaco, accentuare reflusso o irritazioni. In più, essendo un prodotto degradato, ha meno antiossidanti e più composti ossidati, cioè sostanze che favoriscono infiammazioni e danneggiano le cellule. Se poi viene mescolato con oli di semi di bassa qualità, il rischio aumenta: non sai davvero cosa stai mangiando, né con quali controlli.
La frode dell’olio lampante venduto per buono
La normativa europea è chiara: l’olio lampante non si vende come vergine né tantomeno come extravergine. Deve essere raffinato, depurato e reso commestibile prima di arrivare al consumo.
Esistono parametri ben precisi da rispettare, misurati in laboratorio, e controlli che le autorità devono garantire. Ma si sa, dove c’è margine di guadagno, c’è anche chi prova a fregare i consumatori.
L’etichetta va letta con attenzione: deve esserci scritto chiaramente “olio extravergine di oliva” con indicazione della provenienza e, meglio ancora, con marchi di qualità riconosciuti. Anche il prezzo dice molto: un extravergine venduto a cifre troppo basse rispetto alla media difficilmente è autentico.
L’olio lampante finito nelle mense scolastiche e per anziani in Puglia è uno schiaffo alla fiducia. Non riguarda solo la frode commerciale, ma la salute delle persone più fragili e il diritto di tutti a cibi sicuri.