Occhio all’acqua in bottiglia che compri: non è così sicura come credi. Quello che c’è all’interno è spaventoso

Pensiamo che comprare l’acqua in bottiglia ci tenga al sicuro, ma sbagliamo. I testi rivelano dati inquietanti: ecco cosa hanno trovato all’interno delle bottiglie.

Non in tutta Italia l’acqua del rubinetto è la soluzione ideale, per questo ci affidiamo alle bottiglie con la speranza che in questo modo possiamo essere certi su ciò che beviamo e mettiamo in tavola per la nostra famiglia. Purtroppo questa, è una speranza vana.

bottiglia che versa acqua in un bicchiere con segnale pericolo
Acqua in bottiglia, test Greenpeace Italia allarmanti (inran.it)

Alcuni test effettuati da Greenpeace Italia, portano alla luce dei risultati sconcertanti per non dire allarmanti. Ci fidiamo dell’etichetta, della marca, del colore del tappo e senza pensarci troppo scegliamo dallo scaffale al supermercato ciò che pensiamo sia più adatto a noi: sbagliamo.

Acqua in bottiglia: risultati test allarmanti

Greenpeace Italia ha deciso di testare l’acqua in bottiglia che troviamo ogni giorno sugli scaffali nei supermercati. Ne ha selezionate ben 8, di marche differenti e tra quelle più diffuse nel nostro Paese. L’acquisto è stato fatto in un comune supermercato romano. Le intensioni di Greenpeace erano alquanto semplici: scoprire se le bottiglie che mettiamo in tavola contengano “inquinanti eterni” (sostanze note come PFAS, ovvero composti chimici resistenti alla degradazione). La risposta ottenuta è decisamente allarmante.

bicchiere acqua con mano scienziato che mostra vetrino batteri
Risultati test Greenpeace Italia (inran.it)

Le analisi condotte su 16 campioni (testati in due laboratori differenti, uno in Italia e uno in Germania), confermano la presenza di TFA in sei bottiglie su otto. Le uniche due marche risultate prive della sostanza in concentrazioni misurabili sono Ferrarelle e San Benedetto. Male per Panna, Levissima, San Pellegrino, Rocchetta, Uliveto e Sant’Anna. Quest’ultime hanno mostrato tracce evidenti di TFA. Il TFA, acido trifluoroacetico, è una sostanza che si forma con l’uso di pesticidi e refrigeranti industriali, contaminando poi ambiente e risorse idriche.

Questa sostanza è considerata da tempo, dalla comunità scientifica, molto pericolosa per la salute soprattutto se, se ne viene esposti per lunghi periodi. Alcuni studi effettuati riportano infatti, rischi per il sistema endocrino, disturbi dello sviluppo embrionale e alterazioni immunitarie.

Il dato più alto è stato registrato nell’acqua Panna, con 700 nanogrammi per litro, seguita da Levissima con 570 nanogrammi per litro e Sant’Anna con 440 nanogrammi per litro.

Al momento non è in vigore una normativa che stabilisca quali siano limiti di legge per il TFA presente nelle acque in bottiglia, ma resta il fatto che è un problema che esiste ed è grave.

Greenpeace ha tentato di contattare le aziende, ma non ha ricevuto risposta. Nessuna di queste ha voluto commentare i risultati ricevuti dai test. Ma questo fa sorgere una domanda più che spontanea: quanto possiamo davvero fidarci di ciò che beviamo ogni giorno?

Il punto della questione diventa poi non solo scientifico ma anche regolatorio e politico. Infatti, senza limiti fissati per legge le aziende non sono obbligate ad agire e il consumatore resta all’oscuro, affidandosi poi a un prodotto che crede sicuro ma che non lo è.

 

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