Sentiamo spesso parlare di rielaborazione del lutto, ma effettivamente siamo consapevoli di quello che realmente accade al nostro cervello quando muore una persona cara?
Quando una persona cara se ne va, è come se dentro di noi si aprisse un buco enorme: all’inizio sembra che il dolore non finirà mai, che quel vuoto resterà lì per sempre, ci sono poi culture dove vestirsi di nero è doveroso e il lutto va poi tenuto anche per mesi, se non anni. Quello che non sappiamo è che, anche se può sembrare impossibile da credere, la nostra mente è costruita proprio per aiutarci a superare momenti così e a rimetterci in piedi, poco alla volta.

La rielaborazione del lutto passa per meccanismi complessi della nostra mente, ma è assolutamente necessaria: c’è chi ha bisogno di più tempo e chi di meno, ma tutti attraversiamo una fase in cui ci sentiamo persi, confusi, quasi sospesi. Gli studi legati alla neuroscienza, da questo punto di vista, hanno davvero pochi dubbi: si entra in una sorta di blackout, un momento in cui il nostro mondo interiore cambia e prende forma una nuova consapevolezza.
Come funziona il meccanismo della rielaborazione del lutto
Quella che il passato è ormai alle nostre spalle e che dobbiamo lentamente rivolgerci al futuro è la consapevolezza più importante e a partire da questa dobbiamo porci le domande su come appunto andare avanti. Sono i primi giorni quelli in cui quella consapevolezza manca del tutto e il cervello va in tilt, la sensazione è che stiano provando a proteggerci, facendoci credere che la persona che abbiamo perso sia solo lontana per un po’.

Il dolore, in fondo, nasce dal desiderio profondo che quella persona ritorni e che tutto possa magicamente tornare com’era, quindi quello che proviamo è davvero qualcosa di molto naturale e non ci dobbiamo preoccupare assolutamente che questo avvenga. Il lutto è l’opposto della depressione, è un processo che ci spinge avanti, anche se fa male. Di solito, nel giro di qualche mese, la maggior parte delle persone attraversa tutte le fasi necessarie per rimettere insieme i pezzi.
L’ultima fase della rielaborazione del lutto: non c’è un tempo preciso per superarla
Solo una piccola parte vive un lutto che dura più a lungo, ma anche questo non deve assolutamente preoccuparci, perché la perdita cambia la vita, e ognuno ha i suoi ritmi e il tempo che serve a ricomporre i pezzi, poi della persona cara resterà soltanto un ricordo. Col tempo, insomma, impariamo a guardare in faccia la realtà, senza però perdere il legame con chi non c’è più: questa è quella fase della consapevolezza più importante.

Quel che è certo è che la presenza di chi non c’è più non ci abbandona mai, anche a distanza di anni, non svanisce mai del tutto e non dobbiamo preoccuparci se un singolo momento possa riportarci a ricordi legati al passato. La persona defunta, questo deve essere comunque ben chiaro a tutti, rimane dentro di noi, sulla base di quello che era il nostro legame con lei, come un ricordo vivo che continua a darci forza e conforto mentre andiamo avanti.





