Tari, novità in alcuni Comuni in Italia: la tassa cambia e verrà sostituita dalla Tarip, capiamo come funziona.
L’immondizia è tra le tasse che spesso fanno più innervosire gli italiani. Capita spesso di sentire, in più città del nostro Paese, cittadini che si lamentano di un servizio che a volte risulta scadente, rifiuti non raccolti e sporco e animali ovunque.

Per questo, la novità che ci sarà in molti Comuni potrebbe essere interessante. Non si pagherà più la Tari con il calcolo attuale, ma effettivamente si verserà solo il compenso pari a quanto effettivamente si butta. Ma capiamo meglio le differenze e come funzionerà.
Tari, sarà sostituita dalla Tarip
Da tempo si parla di una novità nel mondo delle tasse locali, qualcosa che promette di trasformare il modo in cui paghiamo per la gestione dei rifiuti. Molti cittadini si sono trovati di fronte a bollette che sembrano poco legate alla realtà: case grandi o piccole, famiglie numerose o single, tutti pagano in modo simile senza considerare la quantità effettiva di spazzatura prodotta.
La Tarip nasce proprio per cambiare questo approccio, introducendo un sistema che lega il costo della tassa ai rifiuti che ciascuno produce realmente.

La Tarip, acronimo di Tassa Rifiuti Puntuale, sostituisce progressivamente la vecchia Tari. La differenza principale sta nel metodo di calcolo: mentre la Tari basava l’importo sulla superficie dell’immobile e sul numero di abitanti, la Tarip introduce una logica più vicina al principio europeo “Pay As You Throw”, secondo cui chi inquina di più paga di più e chi è virtuoso può risparmiare concretamente. L’obiettivo è chiaro: creare una tariffa più equa e spingere i cittadini a differenziare meglio i rifiuti.
Il concetto alla base della Tarip non è nuovo, perché previsto dalla legge 147 del 27 dicembre 2013, che stabilisce la tariffa puntuale sui rifiuti. Tuttavia, dopo oltre un decennio, la sua applicazione completa non è ancora estesa a tutti i Comuni italiani. Il motivo principale è tecnico: ogni Comune deve dotarsi di un sistema capace di misurare con precisione i rifiuti prodotti da ciascuna utenza. Finché questa infrastruttura non è pronta, la Tari resta in vigore. Alcuni territori, come parti del Lazio, dell’Emilia Romagna e del Veneto, hanno già adottato la Tarip, ma la diffusione è ancora graduale.
Come funziona la Tarip
Con la Tarip, il cittadino paga una quota fissa e una quota variabile. La prima continua a considerare la superficie dell’immobile, mentre la seconda è legata al reale smaltimento dei rifiuti indifferenziati. Ogni contenitore è dotato di un chip che registra gli svuotamenti e le bollette vengono calcolate considerando sia il numero minimo di svuotamenti previsti sia eventuali eccedenze. Chi produce meno rifiuti indifferenziati risparmia automaticamente, incentivando comportamenti responsabili.
I rifiuti indifferenziati includono materiali che non possono essere riciclati. Separare correttamente questi materiali dal resto dei rifiuti permette non solo di pagare meno, ma anche di ridurre l’impatto ambientale. La gestione attenta dei rifiuti diventa quindi un vantaggio concreto per chi adotta pratiche virtuose.
La nuova tassa ha anche un effetto educativo: i cittadini vengono stimolati a ottimizzare la raccolta differenziata, esponendo il contenitore solo quando è pieno e riducendo gli sprechi. Il costo degli svuotamenti può variare da Comune a Comune, ma la logica è chiara: meno rifiuti non riciclabili produci, meno spendi.





