Inibitori della pompa protonica, le molecole dei medicinali gastroprotettori

I medicinali inibitori della pompa protonica, vanno ad agire direttamente sull’attività della pompa disattivandola. Per agire all’interno del nostro apparato, tali farmaci devono raggiungere il livello gastrico. Essendo molecole particolarmente labili perché acide, non possono essere somministrate sotto forma di sali. Proprio per questo motivo, vengono utilizzati come profarmaci gastro-resistenti.

Una volta raggiunto l’apparato gastrico, il medicinale penetra mediante i canalicoli presenti nelle cellule parietali. Successivamente il prodotto si trasforma nella forma attiva, ovvero la Sulfenamide, in grado di inibire la pompa protonica in maniera irreversibile. Per questa ragione, una volta somministrato il farmaco, esso permane per diversi giorni, utili al rinnovamento cellulare. Grazie alla ricerca, è stato possibile dimostrare, che gli inibitori della pompa protonica, svolgono una determinata attività antibatterica.

Utilizzo

Gli inibitori della pompa protonica, vengono largamente utilizzati nella terapia dell’ulcera peptica, sia quella gastrica che duodenale. Nel 90% dei casi, la loro somministrazione porta alla guarigione del paziente entro 8 settimane. Il farmaco è consigliato anche per l’eradicazione dell’H Pylori, ed anche per il trattamento dell’esofagite da reflusso, infatti in questo caso, è un farmaco di prima scelta. In presenza di gravi forme ulcerose, la cura adeguata è la somministrazione di terapie multiple.

Il trattamento triplo, è costituito principalmente da inibitori della pompa protonica a doppio dosaggio e la somministrazione di due antibiotici. Nel trattamento quadruplo, esso è costituito da un doppio dosaggio di inibitori della pompa protonica e l’associazione di bismuto citrato. Tale farmaco funge da protezione della mucosa gastrica, portando alla guarigione nel 98% dei casi. Gli inibitori della pompa protonica, vengono utilizzati anche in malati trattati con acido acetilsalicilico o agli FAN. Questi medicinali, inibendo l’enzima ciclossigenasi, hanno come effetto collaterale la riduzione della sintesi di prostaglandine.

Meccanismo di azione

Come ci suggerisce la parola stessa, gli inibitori della pompa protonica, vanno ad inibire l’enzima gastrico H+/K+ATP. Questo è il catalizzatore dello scambio degli ioni H+ e K+ che crea una inibizione sulla secrezione acida. Nel micro canale, il pH è vicino al 2, ed una volta ionizzati gli inibitori e trasformati in molecole, essi stabiliscono dei legami covalenti con l’SH della cisteina. In questa maniera, la pompa protonica è inibita in maniera irreversibile. Per riattivare l’attività di pompaggio, sono necessarie le produzioni di nuove pompe. Il tempo necessario per la nuova sintesi è di circa 18-24 ore, per questo un solo dosaggio, ha una efficacia di circa 24 ore.

Gli inibitori agiscono solo in ambiente acido, per questo hanno un effetto minimo sulla H+/K+ ATPasi extra-gastrica, presente nel colon e nel retto. Se tali farmaci fossero somministrati per scopo non gastrico, si trasformerebbero in metaboliti attivo nello stomaco. Tutto questo perché nei micro canali, si raggiungere una concentrazione tale che permette di inibire la pompa in protoni. La secrezione di Cl, parallela a quella dell’H+ che serve a produrre HCL, non viene modificata direttamente dagli inibitori della H+/K+ ATPasi. Attualmente, il meccanismo di Cl, è poco conosciuto. Nonostante questo però, sembra essere legato a quello del potassio, che determina il riciclaggio di quest’ultimo. Con l’aumento della gastrinemia, avviene l’inibizione dell’H+/K+ATPasi gastrico, un fattore determinante nei topi, ma di poca importanza nell’uomo.

L’ipergastrinemia a lungo andare, potrebbe determinare una iperplasia delle cellule enterocriomaffini.

Effetti indesiderati

Tendenzialmente i farmaci inibitori della pompa protonica, sono ben tollerati. La maggior parte degli effetti indesiderati che si possono manifestare, sono transitori e leggeri. I disturbi che si manifestano con più frequenza ma in una minoranza dei casi sono:

  • Diarrea
  • Flatulenza
  • Cefalea
  • Dolori all’addome
  • Stordimento
  • Vertigini
  • Eruzione cutanea
  • Palpitazioni cardiache

In molti casi, con l’interruzione del trattamento, anche tali disturbi tendono ad alleviarsi per poi scomparire definitivamente. A seguito di un impiego prolungato, potrebbe manifestarsi un effetto osteoporotico. Tale disturbo, determina la comparsa i fratture del collo e del femore.

Bibliografia e credit

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