Intolleranza al nichel: alimentazione consigliata e diagnosi

L’intolleranza al nichel è un disturbo con il quale si può convivere, è importante, però, essere informati e consigliati su come affrontare questa situazione e come questo disturbo influisce nella propria vita di tutti i giorni.

Gli alimenti da non assumere

Nella battaglia contro questo disturbo occorre essere consapevoli che la lotta è quotidiana, ma si può affrontarla con il sorriso sulle labbra. Il primo passo è porre attenzione ai cibi che si ingeriscono tutti i giorni.

Alcuni cibi occorre evitarli con cura se si desidera che la sintomatologia della intolleranza al nichel non diventi invalidante. Ecco una lista dei cibi da evitare se si soffre di intolleranza al nichel:

  1. Broccoli
  2. Cavoli
  3. Frutti di mare
  4. Cioccolato amaro
  5. Pomodori
  6. Fagioli
  7. Arachidi

Se si decide di combattere il disturbo con l’eliminazione di alcuni alimenti dalla propria dieta, allora è opportuno includere in questa lista i frutti secchi, primi fra tutti le prugne. Questi frutti sono la prima scelta di coloro che hanno difficoltà nell’evacuazione o, più in generale, l’intestino pigro, però occorre non dimenticare mai che se, in aggiunta, si soffre anche di intolleranza al nichel, allora è opportuno almeno moderare drasticamente il loro utilizzo.

Intolleranza al nichel e gli alimenti da non assumere

Ma, probabilmente, ora il lettore si starà chiedendo: piuttosto che andare per esclusione, cosa si può mangiare se si soffre di questa intolleranza? Bene, di seguito anche una lista “bianca”, cioè di quegli alimenti che sono i benvenuti fra chi soffre di intolleranza al nichel

  • Alcuni tipi di frutta come mele, meloni e agrumi
  • Pane e altri farinacei a base di grano Kamut
  • Pasta e riso non integrale

E che andiamo ad integrare con una lista di alimenti che sono sì accettati nelle diete per gli intolleranti, ma moderatamente in quanto qualche piccola percentuale di nichel la contengono:

  • Pesce surgelato
  • The e altre bevande a base di teina
  • Insaccati a base di maiale
  • Formaggi stagionati.

Quando si tratta questo tipo di intolleranza l’attenzione da riporre nella propria dieta è un punto fondamentale. L’organismo che non lo tollera reagisce alla sua presenza con uno dei sintomi più evidenti, fastidiosi e anche, al limite, pericolosi:

L’aumento di peso

Non è da escludere che si venga a conoscenza di questo disturbo proprio a causa di un sensibile aumento di peso che non trova altre spiegazioni, in assenza di altre patologie conclamate e senza che si siano cambiate le proprie abitudini alimentari (nel senso della sovralimentazione, per esempio) o motorie (iniziare a condurre una vita più sedentaria).

Se questa è la situazione, non è difficile che si sia andati incontro proprio ad una intolleranza al nichel, soprattutto se questo aumento di peso si presenta in compagnia di altri sintomi probanti, quali l’alternarsi di episodi diarroici ad episodi di stipsi).

Quindi, se ci si trova in preda a questa sintomatologia, iniziamo ad ipotizzare di aver contratto questa intolleranza e poniamoci nella disposizione mentale di dover affrontare dapprima il problema della diagnosi e poi, eventualmente, della cura. La diagnosi possiamo affrontarla, ad esempio con un Patch Test oppure anche con una altro tipo di approccio, quello che contempla il Prime Test. Ma cosa è questo test? Vediamolo insieme

Accorgersi di un aumento di peso poco spiegabile deve spingere a fermarsi e a cercare una causa e una cura per l’allergia al nichel. Se ti trovi in questa situazione puoi verificare se sei intollerante al nichel in diversi modi, scegliendo per esempio il Patch Test, o optando per un approccio come il Prime Test. Vediamo assieme di cosa si tratta.

Il Prime Test per la diagnosi

Il Prime Test per la diagnosi della intolleranza al nichel

Questo test è una pratica diagnostica che risulta efficiente nella rilevazione dell’intolleranza di cui stiamo parlando. L’esame può rilevare la incompatibilità dell’organismo con un numero di alimenti contenenti il nichel che arriva anche a centoottanta (oppure sessanta o centodieci). Come si conduce questo esame? Innanzitutto con un piccolo prelievo ematico. Dal liquidi viene isolato il siero, quello che contiene i globuli bianchi, il quale viene posto a contatto con gli allergeni per poi valutarne la reazione (dopo il giusto tempo). Le reazioni possibili per ogni allergene (quindi per ogni tipo di alimento) sono 4, e differiscono per l’intensità del disturbo:

  • Gli allergeni di quell’alimento attaccano le piastrine e quindi quel tipo di alimento va escluso dalla propria dieta per un minimo di sessanta giorni;
  • Gli allergeni di un determinato alimento causano danni ad almeno un quarto dei globuli bianchi contenuti nel siero, per cui quel determinato cibo va escluso dalla propria dieta per almeno novanta giorni;
  • Almeno la metà dei globuli bianchi del campione di siero sono stati danneggiati dall’allergene di un cibo: l’alimento non dovrà essere assunto per almeno centoventi giorni;
  • Quasi tutti (almeno il novanta percento) i globuli bianchi sono stati danneggiati dall’allergene preso in esame: il cibo che lo contiene andrà eliminato dalla dieta senza nichel di quell’individuo per almeno centoottanta giorni.

Questa indagine non è propriamente economica (il costo varia da duecento a duecentocinquanta euro), ma è una scelta molto oculata per chi sospetti di avere quel tipo di intolleranza alimentare. Il vantaggio è che si osservano molteplici reazioni molto simili da quelle che avverrebbero realmente nel corpo umano quando questo entri in contatto con l’allergene non tollerato (ad esempio proprio il nichel).

Quali sono i rimedi naturali per contrastare i sintomi di questa intolleranza?

Esistono dei metodi per il contrasto alla sintomatologia dell’intolleranza al nichel, ad esempio alcuni integratori naturali. Tra i più efficienti ricordiamo Il Ganoderma Lucidum, in realtà un fungo dalle caratteristiche benefiche nei confronti dell’organismo umano famose da migliaia di anni.

Questo fungo, noto anche con la denominazione di Reishi, ha delle proprietà benefiche già conosciute fin dall’avvento della prima dinastia imperiale cinese. Opera sulla sintomatologia della intolleranza al nichel, soprattutto a livello dello stomaco. Esso, infatti, riesce nell’inibizione della formazione di alcune sostanze quali, ad esempio, il fattore di necrosi tumorale (TNF) che accelera le infiammazioni. Riduce l’insonnia e le ansie. Da evitare solo in gravidanza o dopo un trapianto.

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