Ranitidina: un farmaco indicato per il trattamento dell’ulcera e del reflusso gastroesofageo

La ranitidina è un farmaco usato nel trattamento dell’ulcera, se si soffre di disturbi gastroesofagei e in quelle condizioni in cui lo stomaco produce delle quantità elevate di acidi, come ad esempio la sindrome di Zollinger-Ellison.

Inoltre è indicata anche se si hanno problemi di bruciore di stomaco, associati perlopiù a all’acidità di stomaco e, a volte, per curare emorragie dell’apparato digerente e prevenire possibili tipi di ulcera (quella gastrica e duodenale).

Modalità di assunzione

La ranitidina è una tipologia di medicinale classificato in ambito farmaceutico come H2 antagonista. Questi farmaci sono tra quelli più usati nel trattamento dei disturbi gastrici, perché consentono di avere un abbassamento della secrezione di acido cloridrico all’interno dello stomaco. In genere la ranitidina viene somministra una o due volte al giorno, per via orale sotto forma di compresse (anche effervescenti) o in sciroppo.

Il consiglio di assumere il farmaco 30-60 minuti prima dei pasti, in modo da evitare possibili bruciori allo stomaco.

Il trattamento a base di ranitidina può durare dalle 4 fino alle 8 settimane, sarà poi il medico curante a decidere nello specifico come agire, prendendo in considerazione ogni singolo caso.

Eventuali effetti collaterali

Durante la terapia a base di ranitidina possono sorgere eventuali effetti collaterali come:

Si raccomanda vivamente di contattare al più presto il medico curante se questi disturbi elencati dovessero in qualche modo prolungarsi durante tutta la fase di terapia a base di ranitidina.

Controindicazioni, avvertenze e interazioni

Prima di intraprendere la cura è utile leggere il foglio illustrativo incluso nella confezione acquistata e attenersi esclusivamente a esso e alle indicazioni date dal medico o dal farmacista. Ad ogni modo è bene ricordare che la ranitidina non deve essere usata per dei periodi lunghi, a meno che non non sia lo specialista a indicare un trattamento prolungato che va oltre la soglia raccomandata dalla casa farmaceutica. Se a termine della cura i sintomi non dovessero passare si sconsiglia di continuare con questo tipo di trattamento, ma sarebbe opportuno ricontattare il medico e procedere con una nuova visita ed eventuali accertamenti più approfonditi.

Prima di assumere ranitidina è importante avvisare il medico:

  • se il paziente soffre di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri tipi di farmaci;
  • dei medicinali che si stanno assumendo, in particolare in presenza di fitoterapici o integratori, ricordando di nominare anticoagulanti e triazolam;
  • se si soffre di porfiria, fenilchetonuria, malattie epatiche o calcoli renali;

È vietato l’uso di ranitidina durante i nove mesi di gravidanza e durante tutto il periodo di allattamento al seno.

I sintomi

I sintomi dell’ulcera, patologia per la quale può essere utilizzata la ranitidina, si possono manifestare nella parte alta dell’addome, tra lo sterno e l’ombelico. Di solito, il primo campanello d’allarme è un dolore accompagnato da bruciore che, nel caso dell’ulcera gastrica, avviene quasi sempre dopo aver consumato i pasti. Mentre, in caso di lesione, l’ulcera compare a livello del duodeno ed è più facile registrare questi sintomi a digiuno.

Altri segnali a cui prestare attenzione sono la difficoltà di digerire, la nausea, il senso di pesantezza e la perdita di appetito. Tutti aspetti che, se avvengono in contemporanea, contribuiscono a una notevole perdita di peso.

L’origine di un’ulcera non risiede quasi mai nella dieta seguita, ma è ovvio che con l’alimentazione si possono controllare meglio i disturbi, ragion per cui i medici raccomandano da sempre di non esagerare con pasti troppo saporiti.

Non ci sono ulteriori controindicazioni invece se l’individuo segue una dieta varia ed equilibrata, in prevalenza vegetariana.

Diminuire il consumo di caffè e abolire quello di alcol e sigarette sono di sicuro altre scelte che possono favorire una convivenza più serena con l’ulcera.

Quali sono le sue cause

Il disturbo da reflusso gastroesofageo si presenta quando i succhi gastrici vengono in contatto con la parete dell’esofago, provocando così un bruciore dietro allo sterno e un rigurgito acido.

Attenzione, però, perché il passaggio di acido dallo stomaco all’esofago avviene normalmente tuti i giorni, soprattutto dopo mangiato. Ciò nonostante, se questi eventi superano una determinata soglia, in termini di frequenza e durata, si può riscontrare una vera e propria malattia, cioè uno stato di salute che colpisce circa il 10-20% della popolazione in Europa.

Questa malattia da reflusso gastroesofageo può essere causata da diversi fattori, come quelli alimentari, anatomici, funzionali, ormonali e farmacologici. Il tono dello sfintere esofageo inferiore, in pratica la zona di passaggio tra esofago e stomaco, rappresenta una barriera pressoria contro il reflusso ed è un membro indispensabile a combattere il reflusso gastrico.

Quali sono i sintomi

I tipici sintomi del reflusso gastroesofageo sono un intenso bruciore dietro allo sterno che in certe circostanze può irradiarsi posteriormente fra le scapole o addirittura fino all’area posta dietro le orecchie.

Un’altra sintomatologia tipica di questa patologia è il rigurgito acido, ovvero quella fastidiosa percezione di liquido amaro o acido in bocca. I segnali descritti si possono presentare in modo fisso durante la giornata o a intervalli. Per esempio, il reflusso può comparire al risveglio, dopo i pasti e durante la notte. Specialmente in una fascia d’orario che va da mezzanotte alle 3 di mattina o solo in posizione sdraiata e mentre ci si piega in avanti. Infatti, può succedere di avvertire questa sensazione di acido in bocca mentre si è inclinati ad allacciarsi le scarpe.

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