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Urine maleodoranti: da cosa può dipendere?

Un approfondimento sulle cause che possono essere determinanti nella produzione di un cattivo odore nelle urine.

Aggiornato: 11 Maggio, 2019 - Pubblicato: 29 Novembre, 2015

Argomenti trattati mostra
1 Quando è colpa dell’alimentazione?
2 Quando è colpa delle infezioni?
3 Quando è colpa di altre malattie?
4 Cosa fare in caso di urine maleodoranti?

Le urine maleodoranti sono una condizione attribuibile a tante determinanti, e non certo sempre oggetto di preoccupazione. Ad esempio, potrebbe trattarsi dell’ingestione di alimenti che tipicamente producono una pipì di cattivo odore (si pensi agli asparagi o ai cavoli!), o ancora da disidratazione o infezioni del tratto urinario.

Quando è colpa dell’alimentazione?

Al fine di individuare un quadro più concreto delle cause delle urine maleodoranti, partiamo dalle determinanti dovute all’alimentazione. In molti casi (anzi, nella maggior parte dei casi!) l’odore sgradevole della pipì è infatti influenzato proprio dai cibi che vengono introdotti nel nostro organismo, o dalla nostra abitudine alimentare. Ad esempio, se i liquidi che introduciamo sono molto scarsi (ovvero, beviamo meno acqua di quella che dovrebbe essere raccomandata), la pipì ha generalmente un odore più intenso, poichè maggiore sarà la concentrazione di metaboliti al suo interno. Di contro, bere molta acqua permetterà di diluire le scorie su un maggior quantitativo di liquidi, garantendo un odore meno sgradevole alle urine.

Leggi anche: Leucociti nelle urine, caratteristiche e cause

In aggiunta a ciò, come abbiamo già avuto modo di ricordare in apertura del nostro approfondimento, alcuni cibi come gli asparagi, i cavoli, i cavolfiori, l’aglio & co, possono conferire alle urine un odore forte, pungente e sgradevole. Il tutto dipende naturalmente dagli “ingredienti” contenuti negli alimenti: nel caso degli asparagi, l’odore è ricondotto dall’acido aspartico e da alcuni gruppi sulfurei in essi contenuti.

L’odore sgradevole delle urine potrebbe infine essere determinato da un eccessivo consumo di integratori a base di vitamina B6 e di acido lipoico, o ancora l’assunzione di alcuni antibiotici come l’ampicillina.

Si tratta in ogni caso di cause di pipì che “puzza” non riconducibile a patologie e, dunque, non certo in grado di condurre in forte preoccupazione.

Quando è colpa delle infezioni?

Quando è colpa dell'alimentazione?

Non sempre le urine maleodoranti sono “colpa” di una particolare alimentazione o di altre abitudini alimentari. Può infatti capitare che le cause siano riconducibili a infezioni come cistiti, pielonefriti, uretriti: in queste fattispecie, di fatto, l’odore è determinato dalla presenza di alcuni batteri come la Morganella, che trasformano l’urea in ammoniaca. Ed ecco perchè spesso si avverte un caratteristico odore di candeggina…

Quando è colpa di altre malattie?

In aggiunta a quanto sopra, giova ricordare che a volte le urine maleodoranti sono determinate da alcune patologie del fegato, e non solo. Ad esempio, tra le cause viene spesso ascritta anche la chetoacidosi diabetica, una complicanza del diabete che è provocata dalla carenza di insulina.

Cosa fare in caso di urine maleodoranti?

In caso di urine maleodoranti, è bene non preoccuparsi, poichè solo in una parte minoritaria delle fattispecie vi è una causa patologica. In realtà, se – come avviene di frequente – l’odore sgradevole viene manifestato saltuariamente, e scompare da solo nell’arco di 1-2 giorni – non dovete assolutamente avere timore, visto e considerato che potrebbe essere determinato da una carenza di liquidi o, ancora più frequentemente, da qualcosa che avete ingerito.

Se invece le urine maleodoranti persistono nel tempo, è consigliabile rivolgersi al proprio medico di famiglia, che probabilmente vi indicherà un esame completo delle urine e l’urinocoltura. Con il primo esame si cerca di comprendere il colore, il volume, l’aspetto, l’acidità e le altre caratteristiche principali delle urine; con il secondo si punta invece a individuare un’eventuale infezione di natura batterica o fungina. Se poi anche questo esame dovesse risultare positivo, si potrà procedere con un antibiogramma che permette di comprendere a quale antibiotico è sensibile quello specifico batterio. In questo modo, il medico potrà supportare un eventuale confronto con uno specialista urologo o, in alternativa, indicare la prescrizione di un appropriato farmaco che possa contrastare l’infezione.

Credit foto: stock.adobe.com/hywards

Dr.ssa Roberta Gammella

Dr.ssa Roberta Gammella

Revisione scientifica e correzione a cura della Dottoressa Roberta Gammella (medico di base). Le informazioni contenute in questo articolo non devono in alcun modo sostituire il rapporto dottore-paziente; si raccomanda al contrario di chiedere il parere del proprio medico prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.
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