Triatec, che cosa è e per cosa si usa

Triatec, integrato a farmaci diuretici e a glicosidi cardiaci, può essere efficacemente utilizzato anche per poter fronteggiare delle condizioni di insufficienza cardiaca congestizia.

Da solo, in monoterapia, può inoltre essere utilizzato per poter rallentare la progressione dell’insufficienza renale o infine nelle ipotesi di nefropatie conclamate in pazienti non diabetici.

Il principio attivo del Triatec, il ramipril, è assorbito dal nostro organismo in maniera piuttosto rapida (gli studi clinici affermano che il picco nel sangue viene raggiunto dopo circa un’ora).

Triatec
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Il ramipril è tuttavia solo un precursore inattivo della molecola (il ramiprilato) che è invece dotata dell’attività terapeutica ricercata. Il picco massimo della forma attiva si osserva pertanto dopo circa 2 – 4 ore dalla somministrazione orale, con una biodisponibilità pari a circa il 20% della dose di partenza.

Il ramiprilato ha la funzione di inibire l’enzima dipeptidilcarbossipeptidasi I, impedendo la conversione dell’angiotensina I nel suo metabolita attivo, angiotensina II, e aumento contestuale dei valori di bradichinina.

Pertanto, l’effetto del farmaco è spiegato dal mix di azioni determinate dalla riduzione dei livelli di angiotensina II (con diminuzione della concentrazione di aldosterone, del processo di vasocostrizione e della ritenzione idro-salina) e dall’altra parte dall’incrementata produzione di bradichinina.

Una volta che il ramiprilato ha terminato la sua azione, è espulso per vie renali con tempistiche variabili tra le 3 ore e i 5 giorni.

Come si usa

Triatec è disponibile in compresse da 1.25 mg, 2.5 mg, 5 mg e 10 mg di ramipril. Per poter trattare l’ipertensione, la dose più efficace e più utilizzata è generalmente quella intermedia da 2.5 mg al giorno, sebbene in alcune ipotesi, e dietro opportuna condivisione medica, la dose possa essere aumentata fino ad un massimo giornaliero di 10mg.

In tal proposito, come risulta largamente intuibile, il dosaggio iniziale, le eventuali correzioni al piano terapeutico e l’interruzione del trattamento saranno valutati esclusivamente dal medico dopo una verifica e un monitoraggio delle condizioni fisio-patologiche del paziente, degli obiettivi e della gravità della malattia.

L’assunzione delle compresse di Triatec può avvenire prima, durante o dopo i pasti: l’assunzione di cibo non interferisce infatti con gli effetti del principio attivo.

Triatec in gravidanza e in allattamento al seno

Triatec in gravidanza e in allattamento al seno
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Come tutti i farmaci, anche in questo caso è bene ricordare che occorrerebbe evitare l’assunzione di Triatec durante l’intera gravidanza, al fine di escludere potenziali danni, anche irreversibili, al feto.

Nell’ipotesi di reale necessità, accertata in compagnia del proprio medico, è opportuno comunque preferire altri farmaci antipertensivi che abbino un ridotto profilo di rischio per la salute del feto. Infine, ricordiamo che ramipril, il principio attivo di Triatec, è escreto in piccola parte nel latte materno.

Per questo motivo sarebbe opportuno evitare di assumere il farmaco o, in caso di necessità, sospendere l’allattamento al seno in caso di assunzione.

Controindicazioni

Sono diverse le avvertenze che bisognerebbe tenere in considerazione durante l’assunzione del Triatec.

Ad esempio, il suo utilizzo è generalmente sconsigliato in caso di ipersensibilità verso uno dei componenti, e anche nelle ipotesi di angioedema, di disturbi renali clinicamente significativi con alterazioni emodinamiche, e di ipotensione.

Non sono inoltre scongiuranti eventuali effetti indesiderati e collaterali, comunque non troppo frequenti.

Non è possibile però escludere degli episodi ipovolemici, soprattutto nelle fasi iniziali di trattamento, o ancora delle alterazioni del sonno, dei capogiri, la sudorazione, la tosse secca, le palpitazioni, una sensazione di affaticamento, la nausea e la diarrea.

Sono sicuramente più rari altri effetti come iponatriemia, iperkaliemia, angioedema periferico, aumento dei livelli di creatinina ed urea, ed alterazioni dell’emocromo e dei valori plasmatici di enzimi epatici.

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