Ciste pilonidale, quando il “pelo incarnito” si infetta e va asportato

La ciste pilonidale è una fastidiosa forma cistica che è caratteristica dell’area sacro-coccigea e spesso include il famoso “pelo incarnito”. Va a crearsi nel tessuto adiposo di quest’area della pelle, spesso per lo fregamento normale delle due natiche o per l’accadimento di piccoli traumi dovuti alla postura anche da seduti.

La possibilità che contengano almeno un pelo al loro interno è altissima, e questo, insieme alla formazione di pus, crea enorme fastidio e anche imbarazzo, in quanto la ciste pilonidale tende ad infiammarsi e a male odorare con persistenza fino a provocare un ascesso. Si tratta di una vera e propria malattia che inizialmente si pensava addirittura congenita, fino al ripensamento negli anno 80 del Novecento in malattia acquisita. Ad esserne colpiti soprattutto i maschi giovani in età adolescenziale, con fenomeni di regresso e riacutizzazione.

Il pelo contenuto all’interno fa sì infatti, che la malattia si ripresenti anche dopo l’eventuale asportazione chirurgica nei casi più gravi. Attualmente comunque, l’origine della patologia è ancora teorica e non accertata. In ultima analisi si considera come fattore scatenante della ciste pilonidale un’infiammazione del bulbo pelifero.

I sintomi

Nella ciste pilonidale si ha la formazione di un canale che viene chiamato fistola. Questo inizia dall’ascesso interno fino a trovare un varco d’uscita accanto alla linea interglutea. Pur sembrando una problematica di poco conto, la ciste pilonidale può portare a conseguenze più serie se non curata, conseguenze non certamente pericolose ma comunque disagevoli per la normale vita quotidiana.

La ciste infatti si rivela solo quando si è formato l’ascesso e si inizia a patire un dolore molto localizzato e pungente, l’arrossamento della zona interessata e il calore, che lentamente si espandono fino a provocare una tumefazione estesa con conseguente cefalea, febbre e spossatezza generale.

Problematiche queste che possono compromettere anche psicologicamente il normale svolgimento dei compiti quotidiani. Se non curato, l’ascesso dovuto alla ciste pilonidale, inizia a far fuoriuscire dalla fistola il pus per qualche giorno, fino a svuotarsi del tutto per ripresentarsi di nuovo in un breve arco di tempo. Si avranno quindi periodi di generale miglioramento con periodi di ritorno acuto dell’ascesso, con probabilità anche di peggioramento in quanto la ciste potrebbe provocare l’aumento e la ramificazione delle fistole, con il conseguente aumento degli orifizi di uscita del pus sulla pelle.

La cura consigliata

Per curare la ciste pilonidale, l’unico intervento decisivo è l’asportazione chirurgica. Infatti, le soluzioni alternative, possono aiutare solo all’inizio dello sviluppo della ciste. Inizialmente, quando la ciste è molto localizzata, si consiglia la depilazione e l’igiene della zona, ma una volta sviluppata l’infiammazione, solo la rimozione chirurgica è la terapia efficacie. Il primo passo per procedere alla soluzione è ambulatoriale, con un’incisione e quindi l’evacuazione del liquido, a seguito di un’anestesia locale. Una volta aperta la fistola e drenata l’infezione, viene eliminato anche il pelo, che è ritenuto responsabile dell’infezione.

Naturalmente si asporta la ciste e si disinfetta il tutto per coprirlo con garze sterilizzate da sostituire con molta frequenza. L’intervento chirurgico può essere accompagnato addirittura da antibiotici che hanno lo scopo di scongiurare altre infezioni in associazione con gli antidolorifici. La guarigione completa dovrebbe avvenire, salvo complicazioni, nell’arco di un mese.

Spesso però la ciste pilonidale si ripresenta e quindi il medico deve procedere ad un’asportazione estesa in luogo della semplice incisione e drenaggio. Qui viene escissa tutta la zona localizzata della ciste, che successivamente può prevedere di tenere aperta la ferita provocata dall’intervento, per consentirne la chiusura in modo naturale, oppure la chiusura immediata con punti di sutura. Nel primo caso, pur allungando i tempi di guarigione, la procedura diminuisce notevolmente la possibilità di ricaduta. Le possibilità di recidiva si aggirano attorno al 40%, e il medico potrebbe decidere per un intervento diverso da quello classico. È possibile infatti, in casi gravi, il trapianto di pelle oppure intervenire iniettando del fenolo.

Si intende comunque raccomandare delle semplici cautele per attivare la prevenzione verso questa patologia nei soggetti più sensibili. Sicuramente la costante e scrupolosa igiene della zona sacro-coccigea è fondamentale, inclusa quella degli indumenti che devono essere morbidi, per non sfregare l’epidermide. Anche la depilazione è consigliata, in quanto il pelo è un elemento comune di queste cisti. Ancora viene raccomandata una postura adeguata, in particolare da seduti, con un incentivo ad una vita non sedentaria. L’obesità sembra essere un fattore a rischio, in particolare durante la perdita di peso che favorirebbe le ricadute.

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