Cop26, la ministra in sedia a rotelle rimane fuori. Altro che clima!

Imbarazzante episodio durante la Cop26: una ministra israeliana, in sedia a rotelle, rimane fuori dal summit. Il caso fa il giro del web in pochi secondi.

Cop26 Ministra Sedie A Rotelle
La ministra israeliana Karine Elharrar (Facebook)

Alcune volte, anzi spesso, siamo ancora qui a commentare dei fatti che dovrebbero essere quantomeno facilitati, se non superati nel suo essere. Fatti che comprendono le famose barriere architettoniche che impediscono, in spazi privati o luoghi pubblici, il passaggio di persone con disabilità, soprattutto per coloro che si muovono grazie a una sedia a rotelle.

Peggio, ancora, se episodi di mala gestione arrivano durante alcuni eventi che dovrebbero rendere accessibile ogni singola cosa. Detto ciò, possiamo parlare del fattaccio che ha messo al centro di un imbarazzo totale la ministra israeliana Karine Elharrar. E non solo lei.

La donna, che si trova in sedia a rotelle a causa della distrofia muscolare, si è vista negare l’accesso al summit per mancanza di strutture adeguate. Un episodio che ha fatto il giro del web in pochissimi secondi e che ha scaturito diversi polemiche. Una su tutte: si può parlare di clima, di lotta ai cambiamenti climatici, della questione climatica a 360°, lasciando indietro le persone stesse?

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La ministra lancia un appello su Twitter: la sedia a rotelle non può essere un impedimento

Ci risiamo. Anzi, ci siamo. Perché questa volta si tratta del summit più importante dell’anno: quello della Cop26, dove le Nazioni Unite si ritrovano per discutere sull’emergenza climatica. Ma per mettere sul piano dei veri e propri cambiamenti, per far interagire tra di loro i partecipanti, è giusto e doveroso che le persone riescano a incontrarsi, viso a viso.

Non lo è stato per la ministra israeliana Karine Elharrar. Quest’ultima si occupa di energia verde, rimozione di barriere ed efficienza energetica. Peccato però, che, una volta arrivata alla porta d’ingresso non ha potuto accedere all’interno del palazzo. Il motivo? Nessuna attrezzatura disponibile per permettere l’ingresso a persone con disabilità.

Un imbarazzo totale, che lei stessa ha riportato con delle parole sul profilo Twitter: “Sono venuta qui, alla Cop26, per incontrare le mie controparti e discutere sul prossimo futuro che ci attende e che sembra essere una minaccia. Per cambiare le carte in tavola. Ed è triste che le Nazioni Unite, le quali promuovono l’accessibilità per le persone con disabilità, nel 2021 non si attrezzano per far sì che questo accada durante un summit di questa portata”.

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Dopo le lamentele di altri, e la solidarietà dei partecipanti, qualcosa, anche se in piccolo, è cambiato. Dopo aver passato la nottata, sconsolata, nel suo hotel a Edimburgo, la ministra potrà accedere come qualunque altra persona competente in materia. Dobbiamo però aspettare, sempre, una lamentela, una voce, un urlo, per agire?

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