Jet leg alimentare: cos’è e cosa comporta il ritardo dei pasti

Scopriamo che cosa è il jet-lag alimentare e cosa comporta per il nostro organismo e cosa si può fare per rimediare e contrastarlo.

Abbuffarsi nel fine settimana
Abbuffarsi (Unsplash)

Il termine “jat-lag alimentare” è stato coniato dai ricercatori dell’Università di Barcellona per descrivere il ritardo dei pasti il sabato e la domenica. Questa partica è infatti associata ad un considerevole aumento di peso. Uno dei grandi vantaggi del fine settimana è di non dover rispettare un orario per alzarsi, mangiare, lavorare, studiare, ecc. Una sensazione di libertà molto gratificante per molti, tanto che è anche uno dei “vantaggi” più invidiati (e apprezzati) dei lavoratori autonomi.

Tuttavia, c’è un rovesci della medaglia, ovvero quello di andare contro i ritmi circadiani, che è deleterio per la salute. L’insonnia è forse la conseguenza più nota se si sballa questo ritmo, che comporta anche una vasta gamma di manifestazioni tra cui: depressione, cancro, malattie cardiovascolari, diabete e obesità. Il nostro corpo è molto sensibile ai ritmi circadiani e rimandare l’orario dei pasti solo nel fine settimana può portare a un aumento di peso significativo fino a 4 chili.

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Cosa è il jet-lag alimentare

mangiare tanto nel weekend
Cibo (Pixabay)

Gli esperti hanno condotto una ricerca su un gruppo di 1.106 studenti universitari tra i 18 e i 25 anni (il 16% era in sovrappeso o obeso). Il fatto di prendere in considerazione i giovani, dove la percentuale di sovrappeso e obesità è inferiore a quella della popolazione generale, è rilevante perché ha mostrato l’importanza dell’impatto del jet-lag alimentare. Gli autori dello studio, si sono concentrati sui tempi di colazione, pranzo e cena. Hanno constatato che ritardi nelle variazioni degli orari dei giorni feriali e dei fine settimana inferiori a un’ora, e se superavano i 60 minuti si qualificavano come “jet-lag alimentare”.

Il ritardo più lungo è stato riscontrato a colazione (una media di due ore). Mentre ha superato un’ora negli altri pasti (anche se era di due ore nel 22,5% degli studenti universitari). Questo accade perché probabilmente mangiare in momenti diversi da quelli per cui il corpo è preparato, fa metabolizzare il cibo in modo meno efficiente. Negli ultimi anni, la ricerca ha dimostrato che il corpo assume le calorie in modo diverso a seconda del momento della giornata.

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Mangiare tardi può essere associato a un rischio maggiore di obesità. Questa differenza è legata al nostro orologio biologico, che organizza il corpo per capire e metabolizzare le calorie consumate durante il giorno. Di notte, invece, mentre si dorme il corpo si prepara al digiuno. Il risultato è che quando l’assunzione di cibo è regolare, l’orologio circadiano assicura che le vie metaboliche del corpo stiano lavorando per assimilare i nutrienti. Quando, invece il cibo viene assunto in un momento insolito, i nutrienti possono agire sul metabolismo, alterando il programma e quindi modificando le funzioni metaboliche del corpo.

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