Bonus Bebè, la Corte Costituzionale corregge l’INPS: si allarga la platea

In merito al Bonus Bebè, i versamenti per il 2021 vengono ampliati ad una precisa categoria di cittadini dopo una sentenza degli ermellini contro l’INPS.

Una donna passeggia con i suoi due figli piccoli
Una donna passeggia con i suoi due figli piccoli (Foto ANSA)

Bonus Bebè, c’è una comunicazione importante da parte dell’INPS, resa nota sul proprio sito web ufficiale. In questo messaggio, l’Ente fa sapere di un aggiornamento di cui dovere tenere conto in relazione a questo specifico provvedimento, che fa parte dell’ampio ventaglio di misure di sostegno destinate a quei nuclei familiari che più hanno bisogno di ricevere un aiuto dal punto di vista economico.

Va detto che il Bonus Bebè è confluito, da marzo del 2022, in quello che è il più vasto Assegno unico universale. Un sussidio che ha inglobato anche altre forme di sostegno. I riferimento al Bonus Bebè (anche noto come Assegno di natalità, n.d.r.) fanno riferimento agli accrediti avvenuti in passato e dei quali gli aventi diritto hanno usufruito fino allo scorso mese di febbraio.

In qualche modo comunque la misura rimane per quelle che sono tutte le situazioni di compatibilità riscontrate nel corso del 2021. Ovvero nascite ed adozioni fino al compimento del primo anno dei bambini interessati (primo anno di ingresso in una famiglia, nei casi di adozione).

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Bonus Bebè, grossa apertura agli extracomunitari regolari richiedenti

Una infermiera accanto ad una incubatrice
Una infermiera accanto ad una incubatrice (Foto ANSA)

L’INPS si rivolge però esclusivamente ai cittadini extracomunitari residenti in Italia. A seguito di una sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, decade un paletto di accesso per questa categoria di cittadini.

L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale destinava l’accesso al Bonus Bebè solamente agli extracomunitari, ovviamente regolari, che fossero muniti di un permesso di soggiorno valido su tutto il territorio dell’Unione Europea. Ma accettava solamente periodi definiti come lunghi.

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Con la suddetta sentenza invece decade questo criterio ed il periodo da poter prendere in considerazione parte dai sei mesi dal conseguimento di un permesso di soggiorno o di lavoro. Ciò porta alla automatica accettazione di tutte quelle domande avanzate da cittadini extracomunitari e che risultano attualmente in fase di verifica.

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Difatti i requisiti richiesti per potere accedere al bonus riguardavano la sola regolarità di soggiorno in Italia ed in Europa. Allo stesso tempo, sono legittimati a fare ricorso od a presentare una nuova domanda tutti coloro che si erano visti rifiutare la loro istanza prima del verdetto della Corte Costituzionale.

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