Per evitare di arrivare impreparati alla fine delle feste e ritrovarsi con “immondizia” che non si sa dove gettare, ecco un piccolo promemoria.
Ormai sono anni che c’è la raccolta differenziata, ma non mentiamo, ancora capita di avere dubbi esistenziali su dove si getta cosa. Sembra fisiologico, capita sempre di ritrovarsi tra le mani un oggetto e pensare: “E questo ora dove lo butto?“.

Oltre a consigli su cosa fare con le bucce di limone prima di gettarle nell’umido, o con i rotoli di carta igienica da riciclare o perchè no, idee alternative su cosa fare con la crema solare avanzata dall’estate, ci sono oggetti che vanno eliminati e che non possono essere riutilizzati in nessun modo.
In quale secchio buttare albero e addobbi natalizi
Siamo all’inizio e ancora un po’ lontani da dicembre, ma già si scalpita, si fanno acquisti e molte case si stanno addobbando per le festività natalizie. Ma poi arriverà anche il momento di riporre tutto e di contare le cose che non arriveranno all’anno successivo e che è giunto il loro momento di essere buttati.
Una fila di luci diventata opaca, una pallina che si è frantumata tra le mani, un albero che ha esaurito il suo ciclo: tutto ciò lascia spazio a una sola domanda. Che cosa bisogna farne?

Le luci natalizie, una volta danneggiate, rientrano nella categoria dei RAEE, ovvero rifiuti elettrici ed elettronici. Questo significa che non possono essere eliminate come rifiuto comune. Il motivo è evidente, ovvero che al loro interno sono presenti materiali che richiedono un trattamento specifico, affinché vengano gestiti senza compromettere l’ambiente.
Le ghirlande luminose che non funzionano più devono essere portate nelle strutture dedicate allo smaltimento di questi dispositivi. Nei punti di raccolta autorizzati vengono classificate come R4, categoria che comprende tutti i piccoli apparecchi elettrici non funzionanti. E’ un passaggio fondamentale perché permette di recuperare componenti che possono essere riutilizzati o riciclati correttamente.
Un’altra possibilità per chi decide di sostituirle è quella di affidarsi ai negozianti. Se si acquistano nuove catene luminose, il venditore è tenuto a ritirare le vecchie grazie alla pratica conosciuta come “uno contro uno”, che consente di consegnare il prodotto rotto al momento dell’acquisto del nuovo.
Anche senza acquisto esiste una soluzione: la formula “uno contro zero”, valida quando il negozio ha dimensioni sufficientemente ampie da poter accettare RAEE di piccole dimensioni, come le luci natalizie. Questa opzione diventa utile soprattutto quando non si ha la possibilità di raggiungere facilmente un’isola ecologica.
Le palline natalizie rappresentano un’altra categoria di decorazioni da trattare con attenzione. Le più delicate, quelle realizzate in vetro, devono essere smaltite solo se si è certi della loro composizione. Alcuni ornamenti, anche se all’apparenza sembrano vetro, contengono invece resine o plastiche miste. E’ per questo che, quando si ha il dubbio sulla natura del materiale, è preferibile gettarle nel secco dell’indifferenziato. Le palline in plastica o polistirolo, invece, non possono essere riciclate e seguono la stessa destinazione.
Molti preferiscono orientarsi verso decorazioni più resistenti e sostenibili, usando materiali come legno, carta, stoffa o vetro di qualità. La scelta di addobbi duraturi permette non solo di ridurre l’impatto ambientale, ma anche di costruire nel tempo una collezione di oggetti che raccontano una storia personale. Un altro modo per valorizzare le festività senza creare sprechi è realizzare ornamenti con elementi naturali, come agrumi essiccati, ramoscelli o pigne.
E l’albero di Natale? Dove lo getto?
Chi opta per un abete vero con radici spesso può contare sui programmi messi a disposizione dai vivai, che permettono di restituire la pianta una volta terminato il periodo festivo. Alcuni centri prevedono la creazione di veri e propri spazi dedicati alla ripiantumazione, assicurando alle piante condizioni ambientali idonee alla loro sopravvivenza.
Se l’abete viene tenuto con cura, può anche essere trapiantato nel proprio giardino, ma solo se il clima lo consente. È fondamentale evitare di inserirlo spontaneamente in boschi o aree naturali, gesto che potrebbe alterare gli equilibri vegetativi.

Chi invece utilizza un abete vero ma privo di radici, come i classici cimali destinati a seccarsi, può gestire il loro smaltimento attraverso soluzioni semplici. Le parti più piccole, come aghi e rami sottili, possono diventare compost. Le sezioni più grandi possono essere trasformate in legna per camini e barbecue. Qualora non si abbia modo di riutilizzarle, è sufficiente conferirle nelle isole ecologiche, dove vengono trasformate in materiale utile, spesso destinato alla produzione di concime naturale.
Gli alberi sintetici sono un caso a parte. Realizzati principalmente in plastica, possono deteriorarsi nel tempo e richiedere uno smaltimento corretto. I modelli piccoli, se realizzati interamente in plastica, possono essere conferiti nella raccolta specifica per questi materiali. Gli alberi di dimensioni maggiori devono essere portati alle stazioni ecologiche, dove il materiale sarà trattato per essere riciclato nel modo opportuno.





