Il gozzo tiroideo: il rigonfiamento della tiroide e le sue cause

Il gozzo consiste nell’aumento volumetrico della tiroide, che diventa di consistenza dura, sclerotizzata, tanto che l’epitelio ghiandolare viene completamente sostituito da tessuto fibroso cicatriziale. Il gozzo è uno status tipico degli stadi avanzati delle patologie tiroidee.

La tiroide

La tiroide è una ghiandola collocata alla base del collo, appena sotto al pomo di Adamo. Essa è costituita da due lobi ghiandolari, uno destro e uno sinistro, connessi fra loro dall’istmo sottile, che si colloca tra il secondo e il quarto anello della trachea. Negli adulti i lobi tiroidei sono lunghi circa 4 cm, mentre spessore e larghezza sono compresi tra 1,5 e 2 cm. Il peso complessivo di tutta la tiroide è di 20 gr circa.

Che cos’è

Il gozzo, definito anche struma, è sostanzialmente l’ingrossamento evidente e massiccio della tiroide, che diventa quindi un escrescenza dura, sclerotizzata e fastidiosa a livello della gola. Il tessuto epiteliale col progredire del disturbo viene sostituito da tessuto fibroso cicatriziale. Questa manifestazione può avere diversa natura: si va da momenti di alterazione ormonale come la gravidanza, a motivazioni nutrizionali, nello specifico carenza di iodio, a un rigonfiamento determinato da malattie.

Cause del gozzo tiroideo

Adenoma tossico della tiroide

Il gozzo tiroideo può essere anche causato dal morbo di Plummer e interessa la comparsa di un’escrescenza tossico nodulare a livello della gola. Si definisce tossico poiché viene associato al ipertiroidismo, nodulare perché si tratta di un ingrossamento circoscritto a una sola zona, in corrispondenza di noduli ipersecretivi.

Tiroidite di Hashimoto

Questa patologia, conosciuta anche come Tiroidite cronica linfocitaria, costituisce una causa comune dell’ipotiroidismo nel quale l’attività endocrina tiroidea è insufficiente per attenuare un processo infiammatorio nel quale vi è un’infiltrazione massiccia di linfociti. La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune che si manifesta con il gozzo, dovuto all’ipersecrezione ipofisaria di TSH, determinata dal tentativo compensatorio per incrementare la secrezione degli ormoni della tiroide.

Tumore della tiroide

Il nodulo può essere anche la manifestazione di un tumore della tiroide, anche se è raro, poiché nella maggior parte dei casi si tratta di neo-formazioni benigne. Il cancro alla tiroide si rende molto più evidente quando la ghiandola si ingrossa in modo nettamente asimmetrico, interessando quindi essenzialmente uno dei due lobi.

Gozzo e gravidanza

Quando una donna è in gravidanza, viene prodotto un ormone, la gonadotropina corionica umana (ovvero l’HCG) che può dare luogo a un lieve e uniforme ingrandimento volumetrico della ghiandola tiroidea. È un gozzo comunque diffuso, transitorio e eu-metabolico.

Tiroiditi

Le infiammazioni della tiroide che possono dare luogo nelle fasi finali alla crescita del gozzo, possono essere legati all’ipertiroidismo e all’ipotiroidismo.

Carenza iodica

La carenza di iodio può dare luogo alla stimolazione di crescita della ghiandola, che sviluppa cellule al suo interno in modo accelerato e che porta alla formazione di noduli.

Sintomi del gozzo

Il rigonfiamento della tiroide in realtà non ha come conseguenza nulla di particolarmente grave e problemi eventuali sono presenti se il gozzo va a comprimere magari gli organi vicini alla ghiandola. Il sintomo più classico del gozzo è quindi dispnea, ovvero difficoltà a respirare, e disfagia, la capacità deglutitoria determinate dalla compressione della trachea e dell’esofago. In conseguenza a queste altri sintomi sono quindi cefalea, disfonia (alterazione dell’emissione dei suoni), esoftalmo (protrusione dell’occhio). Il gozzo diventa già più preoccupante se è di tipo retrosternale e intratoracico, per il quale infatti è richiesta l’asportazione. Tutti questi sintomi possono essere accompagnati dai sintomi specifici delle malattie che hanno generato il gozzo.

Diagnosi

La diagnosi per il gozzo viene fatta principalmente sulla base della palpazione della zona del collo in abbinamento a degli esami del sangue. Con la palpazione si può capire l’entità e la rigidità, la dolorabilità e percepire l’eventuale presenza di noduli. Mediante gli esami ematici è poi possibile comprendere se gli ormoni tiroidei e ipofisari stanno funzionando in modo normale. Il risultato solitamente prevede: un livello basso di ormoni tiroidei a livello ematico ed elevato quello del TSH nel gozzo associato, mentre la situazione è al contrario in quello tossico, legato all’ipertiroidismo. Un’ecografia inoltre può dare un’immagine più dettagliata del tutto: si può stimare bene così la dimensione, la presenza di cisti o noduli che con la palpazione non sono emersi. Una scintigrafia fatta con isotopi radioattivi inoltre permette la valutazione della tendenza dei noduli alla produzione di ormoni. Questo esame si effettua iniettando una sostanza radioattiva (tecnezio 99) e osservando i suoi spostamenti con telecamera apposita. Una biopsia infine può accertare o escludere la presenza di tumori maligni.

Terapia

La terapia del gozzo dipende dall’entità dell’ipertrofia, dai sintomi lamentati dal soggetto e dalle cause che l’hanno generato. Se la tiroide funziona in modo normale e il gozzo è ridotto, non si interviene di solito. Ci si limita a tenerlo sotto osservazione. Se il gozzo da problemi invece si interviene. Con farmaci (tiroxina) se è determinata da ipotiroidismo, così da ridurre la secrezione di TSH; con farmaci tireostatici se il gozzo è tossico determinato a ipertiroidismo, così da bloccare la sintesi degli ormoni. Se la tiroide è infiammata vengono somministrati antinfiammatori come l’aspirina oppure corticosteroidi. L’intervento chirurgico avviene solo se il gozzo è davvero importante e compromette in modo determinante l’aspetto estetico della persona o se gli crea disturbi gravi. Se non si può intervenire chirurgicamente, ma la tiroide è troppo attiva si applica una cura con iodio radioattivo, per via orale.

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