Non riesci a guardare una persona negli occhi? Uno studio spiega la verità

Hai difficoltà a guardare una persona negli occhi? Non si tratta solo di timidezza. A spiegarlo è uno studio scientifico

difficoltà a guardare una persona negli occhi
(Foto di octavio lopez galindo da Pixabay)

Guardare negli occhi una persona mentre si parla sarebbe buona regola. Le ragioni alla base di tutto questo sono diverse: innanzitutto per una questione di cortesia, ma anche per incrociare lo sguardo dell’altro e capire che reazione ha. Se poi la discussione è anche molto formale, tenere lo sguardo basso spesso implica indecisione, paura e soprattutto timidezza. È questo sentimento che spesso sta alla base della difficoltà di non guardare una persona negli occhi.

Ma alcuni ricercatori giapponesi hanno voluto vederci chiaro in tutto questo e hanno approfondito la cosa con uno studio dedicato. Grazie all’Università di Kyoto oggi le ragioni della difficoltà di guardare un’altra persona negli occhi sono note e la timidezza non è di certo la sola. Non è, infatti, la ragione principale che smuove questo comportamento. Vediamo insieme cosa ha rivelato lo studio.

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Guardare una persona negli occhi, ecco cosa accade

difficoltà a guardare una persona negli occhi
(Foto di Kazi Zubaer Sadik da Pexels)

Lo studio giapponese nel cercare di capire quali siano le cause della difficoltà di guardare una persona negli occhi ha evidenziato che il cervello entra in difficoltà perché deve gestire due stimoli.

Da un lato la conversazione e quindi prestare attenzione a quello che l’altro ci dice per poter rispondere. Dall’altro la “gestione dello sguardo” così come è stata definita, ovvero la raccolta da parte del cervello di tutti i dati che arrivano in modo inconscio per capire gli stati d’animo delle altre persone quando gli sguardi si incrociano.

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Ecco che così questi due processi si soprappongono e creano una sorta di interferenza che mette in difficoltà una delle due azioni. È stato dimostrato dallo studio che ha asservato molte persone alle quale è stato chiesto di fare delle associazioni verbali mentre osservavano un viso sullo schermo. Alcune associazioni logiche erano un po’ alterate come ad esempio il “coltello” è stato associato al verbo “tagliare”.

Ecco che così lo studio giapponese ha messo per la prima volta dei nuovi paletti che indicano come non sia solo la timidezza alla base della difficoltà del guardare una persona negli occhi ma anche una difficoltà nella gestione delle risorse cognitive.

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