Capelli bianchi: non solo genetica, cosa bisogna sapere

I capelli bianchi sono una costante della nostra vita: trauma per alcuni, traguardo per altri. Cosa bisogna sapere sull’imbiancamento della capigliatura.

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Guardarsi allo specchio e non riconoscersi. Questione di momenti o di età, entrambe le cose sono correlate: i momenti della vita portano, inevitabilmente, a dei cambiamenti che possiamo accettare oppure no. La natura e la genetica ci mettono del loro, ma ci sono determinate condizioni – personali e collettive – con cui è impossibile scendere a patti: la venuta dei capelli bianchi è, senz’altro, uno di questi. Trauma per molti, consapevolezza per altri, sicuramente esperienza che non vuol dire necessariamente vecchiaia.

Maturità, senza dubbio, ma gli aggettivi e le possibili spiegazioni a questo fenomeno non bastano comunque a placare lo sgomento di molti. Basti pensare che chi trova il primo capello bianco, magari scovato guardandosi allo specchio, come prima reazione ha quello di strapparlo via o tagliarlo con le forbici. Così facendo la forza del bulbo pilifero aumenta e, in men che non si dica, avrete una capigliatura sale e pepe prima del previsto. La lotta con la genetica è senza pari, i rimedi dell’uomo – in fatto di invecchiamento e trasformazioni – non possono arrestare il corso degli eventi.

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Capelli bianchi: come compaiono e perché, questione d’età e non solo

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Dagli studi scientifici condotti sinora, è possibile affermare che i capelli bianchi sono un processo evolutivo ineluttabile: vengono a tutti, ma in età diverse. C’è chi manifesta un imbiancamento precoce, a partire dai 25-30, e chi invece riesce a mantenere un colore brizzolato fino in tarda età, ma dopo i 70 non si scappa. Particolari condizioni di salute possono accelerare il processo d’invecchiamento dei bulbi, come ad esempio i disordini alla tiroide che vanno dall’ipotiroidismo all’ipertiroidismo, fino alla celiachia passando per l’anemia perniciosa e l’osteopenia. Senza contare il deficit di vitamina D che può influire sulla pigmentazione cutanea.

Ci sono poi altri fattori – come dimostra uno studio della Leonard Miller School of Medicine – che determinano l’imbiancamento dei capelli. Soprattutto rispetto all’accelerazione del processo che sarebbe correlata anche a diversi fattori ambientali quali inquinamento, sole e l’immagazzinamento di alcuni composti chimici nella quotidianità che favorirebbero il danneggiamento dei melanociti attraverso la produzione di radicali liberi, capaci di riattivare i precursori della melanina, altamente tossici per i melanociti.

Imbiancamento della capigliatura: è possibile ritardarlo?

Per ritardare questo processo non esistono soltanto le classiche tinture – che non fanno altro se non danneggiare ulteriormente il capello stressandolo – ma si può ricorrere a rimedi naturali come un tipo di alimentazione specifica a base di alimenti ricchi di antiossidanti, i quali dovrebbero favorire la salute dei melanociti: frutti di bosco, cavoli, spinaci oppure arance. La dieta può aiutare (anche) sul piano estetico, ma è comunque opportuno consultare un professionista specifico. Il resto lo si combatte soltanto con una inevitabile presa di coscienza: determinati momenti arrivano, nonostante si faccia il possibile per rimandarli.

 

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