Psicoterapia: tempo di sfatare un tabù pericoloso

La psicoterapia, la cura dei “matti”: questo il tabù che pesa ancora su molte coscienze che quindi si negano questo percorso. Demistifichiamo.

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studio di uno psicoterapeuta (pixabay)

Sono ancora molti i pregiudizi che circolano attorno alla figura dello psicologo, dello psicoterapeuta che sia. Ci vanno i matti, quelli che non stanno bene. Questo atteggiamento ghetizzante e pieno di pregiudizio impedisce che le coscienze di molti ammettano, magari, di aver bisogno loro in primis di un aiuto. Ecco, aiuto forse non è neppure il termine giusto: chi accetta di andare in uno studio di psicoterapia cerca, diciamo così, delle indicazioni. Come devo gestire queste cose che mi capitano? Come districo questa matassa di cui non trovo il capo?

Nulla di troppo assurdo: la psicoterapia è un valido sostegno per tutti. Purtroppo, un altro grande ostacolo è la poca accessibilità dei servizi: un medico di questo genere costa molto, per il tipo di studi a cui si è sottoposto, e ha bisogno di una frequenza elevata per un periodo di tempo lungo, spesso di interni anni.

Insomma, in Italia la salute mentale è ancora una cosa da ricchi. Esistono solitamente degli sportelli di ascolto gratuiti ma sono pieni di se e di ma, spesso poco tempestivi.

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Psicoterapia senza tabù: quando è il caso di rivolgersi ad un esperto

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anche i cambi frequenti d’umore possono essere un sintomo (pixabay)

Abbiamo già detto che non ci debba essere per forza un motivo, possiamo anche decidere semplicemente di migliorare il nostro tenore di vita e la sua qualità. Altre volte, però, succedono cose che possono allertarci. Se viviamo un momento particolare della nostra vita, magari, ricco di cambiamenti, potrebbe essere già un’idea.

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Se soffriamo spesso di ansia e siamo in costante all’erta, senza che ci sia una reale situazione di trigger, potrebbe esser un buon momento. Quando magari siamo particolarmente irritabili, fatichiamo a contenere le emozioni, piangiamo spesso o spesso ci arrabbiamo. Il nostro rapporto col cibo e col sonno è notevolmente peggiorato. Abbiamo assunto un atteggiamento evitante: ossia, cerchiamo di non pensare e di tenerci distratti, con troppi impegni. Abbiamo perso attenzione per tutto quel che ci piaceva, non riusciamo a stare concentrati.

Tutti questi disagi non sono comportamenti che semplicemente “passano col tempo”: devono essere affrontati di petto. E, a far questo, non siamo soli, c’è chi da dietro può guidarci. Non è magnifico?

Serena Garofalo

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