Quando l’emotività è fisica: come gestire le emozioni negative senza che ci facciano del male

Come gestire le emozioni negative senza che ci facciano del male, anche quando l’emotività diventa fisica. Come comportarsi in questo caso?

emozioni negative come fare
Una faccia triste e una felice (Pixabay)

Quando siamo tristi la prima tendenza che abbiamo è quella di sopprimere con tutte le nostre forze il fatto che siamo tristi. Subito cerchiamo di fare cose e di impegnarci in attività che hanno il solo scopo di star meglio. E se l’uomo è un animale che per sua natura ricerca il piacere e il suo benessere, ci sembrerà anche normale che voglia evitare di stare male. Questo vale per la tristezza ma in generale con tutta la gamma di emozioni negative: la rabbia, le delusione, l’ansia.

Non si tratta, come vedremo, di piangere sul latte versato. Spesso infatti questa è una frase che, spesso e volentieri, si sente: è inutile star male\ è inutile che provi inserire qui qualsiasi tipo di emozione tanto non puoi farci più niente.

E allora che dovremmo fare, premere reset e smettere di provare quello che invece proviamo? un po’ difficile, oltre che assolutamente deleterio.

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Come gestire le emozioni negative senza soccombere

Tristezza che fare
Tristezza (Pixabay)

Per questa ragione, bisognerebbe accettare le emozioni negative, perdonare il fatto di starle provandole, convincerci che nel non sentirsi bene non c’è niente di male. Il modello che ci propugnano della felicità a tutti i costi è un modello tossico, come è tossica quella positività che ci sbandierano.

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Accettare le emozioni, vuol dire lasciar loro lo spazio di esprimersi e poi, così come naturalmente le abbiamo accolte in noi, allo stesso modo queste fluiranno naturalmente altrove. E’ fondamentale che un’emozione trovi la sua espressione. Un’emozione repressa ed ignorata infatti ha buone probabilità di diventare un dolore fisico: coltivare a lungo emozioni negative infatti non solo abbassa il nostro sistema immunitario, ma queste tendono a somatizzarsi. Si potrebbe dunque avvertire rigidità muscolare, bruciori o dolori allo stomaco.

Ogni persona, poi, somatizza in modo diverso. Per concludere diremo quindi che al nostro dolore bisogna sempre dare parole. E se con le parole non riusciamo allora diamogli lacrime, suoni, scrittura ma diamo sempre la possibilità di esprimere.

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