Dividere le pillole a metà altera il principio attivo

Dividere le pillole a metà altera il principio attivo, i motivi spiegati da studi recenti ci persuadono a non adoperare più questa tecnica

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Pillole (Pixabay)

Ci sarà capitato, almeno una volta nella vita, che per un motivo o per un altro, ci venisse data una qualche cura farmacologica. Perché queste cure funzionino molti sapranno che una delle cose principali è seguirle in maniera piuttosto pedissequa, senza saltare mai un giorno e rispettando molto accuratamente gli orari. Solo così il nostro corpo può “abituarsi” all’ingresso straordinario, inteso come fuori dal comune, e accogliere la terapia che stiamo seguendo.

Molte volte nelle terapie farmacologiche ci viene consigliato di dividere la pillola a metà, per assumerne la porzione giusta. Ma siamo sicuri che questa usanza non ci possa far male in alcun modo? E’ il momento di fare chiarezza su questo punto. Infatti non è questione di precisione, come possiamo pensare, non si tratta solamente di essere precisi nella divisione ma di qualcosa in più.

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Dividere le pillole a metà, ecco perché altera il principio attivo

Pillole e principio attivo
Blister di pillole (Pixabay)

Passiamo subito al nocciolo della questione: dividere la pillola a metà potrebbe ledere il principio attivo e di conseguenza, cosa non meno grave, influire sull’efficacia effettiva dell’intera terapia farmacologica che stiamo seguendo. Perché questo avviene? semplice;

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la compressa infatti è un insieme del principio attivo, che stabilisce quale sia l’efficacia del medicinale, con altri ingredienti che servono a completare il farmaco. Quando gli ingredienti vengono pressati, nulla ci dice che il principio attivo sia concentrato da una parte nelle stesse misure dell’altra, anzi; tutto viene fatto dalla casualità. Questo vuol dire che paradossalmente potremmo trovarci delle pillole con una metà con zero principio attivo e quindi prendercela “a vuoto”

Molti studi sono giunti a questa stessa conclusione. Se ne cita a questo proposito uno in particolare, quello svolto dall’università di Cattolica su dei farmaci per l’ipertensione, andando a considerare più di 750 pillole, riscontrando una distribuzione ineguale del principio attivo.

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