Attacco di cuore: la causa potrebbe essere l’inquinamento

L’attacco di cuore provoca la morte del muscolo cardiaco quando una parte del cuore si blocca all’improvviso, e secondo un recente studio tale condizione potrebbe essere provocata dall’inquinamento.

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Inquinamento (Pixabay)

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L’inquinamento atmosferico può essere la causa di tantissime problematiche che hanno a che fare con l’ambiente ma anche con la salute dell’uomo.

Nel primo caso, l’inquinamento sta causando anno dopo anno fenomeni atmosferici quali grandine, tornadi e picchi di caldo mai registrati.

Nel secondo caso, invece, oltre a essere una variabile determinante per il rischio di tumore, secondo un recente studio l’inquinamento potrebbe anche essere la causa dell’attacco di cuore. Vediamo insieme perché potrebbe sussistere tale relazione.

L’inquinamento può causare l’attacco di cuore, lo afferma questo studio

attacco cuore
Attacco di cuore (Pixabay)

Chiamato anche “infarto del miocardio” secondo un termine medico, l’attacco di cuore è determinato dall’ostruzione di una o più arterie coronarie (perché circondano il cuore a mo’ di corona) che trasportano il sangue colmo di ossigeno al cuore. Con il passare del tempo una di queste arterie coronarie si può ridurre a causa di un accumulo di colesterolo, che prende il nome di placca.

La causa di di un attacco di cuore di solito è determinata dalla rottura di una di queste placche, che rompendosi portano a un coagulo di sangue proprio dove è avvenuta la rottura. Coagulo che più è grande è più vi è il rischio che possa bloccare il sangue che passa attraverso l’arteria. Ma questa non è l’unica causa, perché ve n’è un’altra che invece di essere fisica è ambientale, dato che è determinata proprio dall’inquinamento.

Lo ha dimostrato uno studio che ma messo in relazione l’ossido nitrico e alcune condizioni meteorologiche con l’incidenza di infarto cardiaco nell’area di Berlino. Durante il periodo in esame, è emerso che tale condizione era maggiore nei soggetti analizzati durante i giorni con un più elevato tasso di inquinamento ambientale, con elevate concentrazioni di ossido nitrico e un’elevata concentrazione media di PM10 nei tre giorni precedenti. Insa de Buhr-Stockburger, autrice dello studio, ha dunque concluso che “l’aria inquinata è un fattore di rischio per l’infarto miocardico acuto e che sono necessari maggiori sforzi per ridurre l’inquinamento da traffico e combustione”.

Un rischio che, a quanto pare, è presente maggiormente nei non fumatori, dato che nei fumatori tale incidenza non era da ricondurre alla concentrazione di sostanze chimiche nell’aria, bensì alla loro dipendenza; già di per sé dannosa. Questo, sempre secondo la studiosa, “potrebbe indicare che l’aria cattiva può effettivamente causare attacchi di cuore poiché i fumatori, che si autointossicano continuamente, sembrano meno colpiti da ulteriori inquinanti esterni”.

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