Ictus ed infarto potrebbero essere provocati da questo aspetto che tutti noi sottovalutiamo

Il rischio di avere un ictus o un infarto è strettamente connesso a un aspetto che tendiamo a non prendere in considerazione, ma che influenza la nostra salute.

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Uomo con dolore al petto (Canva)

Secondo recenti dichiarazioni scientifiche, è stato dimostrato che chi soffre di solitudine e ha pochi contatti sociali, è più esposto a lesioni celebrali e attacchi di cuore. Sia la salute del cervello che quella del cuore, a lungo andare, possono essere intaccate per coloro che tendono ad avere pochi contatti sociali e soffrono la solitudine.

Queste dichiarazioni sono il risultato di una ricerca pubblicata su una rivista medica americana, in cui è emerso che alla base di molte ospedalizzazioni per problemi cardiaci e cerebrali, ci siano problemi di disconnessione dal mondo sociale. Lo studio afferma che il rischio aumenta del 30% per coloro che hanno poche interazioni sociali, e può arrivare fino al 40% per coloro che non hanno più di 3 contatti.

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L’isolamento sociale aumenta il rischio di ictus e infarti del 30%

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Ragazzo da solo e con malessere (Canva)

Anche i tassi di sopravvivenza ai problemi cardiaci sono inferiori per coloro che hanno pochi contatti sociali. Infatti, il tasso di sopravvivenza per soggetti socialmente isolati e/o depressi è di circa il 60%, contro un tasso di sopravvivenza del 79% per soggetti che non hanno mai sperimentato queste condizioni.

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Tra i motivi per i quali alcune persone sono più propense a diminuire i contatti sociali, la maggior parte è da ricondurre a insoddisfazioni per le relazioni familiari o per la carriera e a insicurezze personali. Tra i gruppi di persone più vulnerabili e più inclini al rischio di non avere contatti sociali ci sono gli anziani e le persone non perfettamente integrate nella società.

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Le motivazioni di una integrazione difficile sono quasi sempre di tipo razziale, religioso o di orientamento amoroso. Tra i fattori che influenzano maggiormente le connessioni sociali vi sono la qualità di vita, l’insoddisfazione per le relazioni familiari o per la carriera, le insicurezze personali, fino alla paura per calamità naturali.

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Il problema negli Stati Uniti è ben più grave rispetto all’Europa. Un quarto delle persone di età pari o superiore a 65 anni è isolato. Sicuramente, la pandemia Covid-19 ha aggravato la situazione, costringendo all’isolamento molte persone, non solo gli anziani, ma anche i giovani, i quali, privati dei loro contatti, sono stati i più colpiti di isolamento sociale e da disturbi come ansia, depressione e alterazione del ritmo del sonno.

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