Vesuvio: cosa succederebbe se si verificasse un’eruzione? La parola degli esperti

Qual è stata l’ultima eruzione del Vesuvio e quando potrebbe capitare la prossima. Ma soprattutto, che conseguenze potrebbe avere un evento del genere.

Visuale dall'alto del cratere del Vesuvio
Visuale dall’alto del cratere del Vesuvio (Canva – inran.it)

L’eruzione del Vesuvio è un evento che si è ripresentata ciclicamente nel corso della storia. Se ne ricordano però in particolare tre, le cui conseguenze furono decisamente importanti. La più famosa è quella che avvenne nell’antichità, e più per la precisione nel 79 d.C.

Ci sono giunte testimonianze direttamente da allora, ma le prove più evidenti di quella eruzione del Vesuvio derivano dagli scavi di Pompeo, Ercolano e di altri centri limitrofi. Tutti quanti essi furono sepolti dalla cenere e vennero distrutti, causando migliaia di morti. Furono i resoconti di Plinio il Giovane a raccontare quel che avvenne.

Gli altri episodi degni di nota sono accaduti invece in epoca più recente. Nel 1631 si ebbero quattromila morti, in particolare a Torre Annunziata e Torre del Greco, mentre nel XX secolo, e più per la precisione nel 1906 e nel 1944 (in questa circostanza furono 26 i morti, n.d.r.) ebbe luogo una doppia eruzione del Vesuvio. Che da allora però non ha più dato alcun segno di attività. Gli esperti parlano di entrata in fase di quiescenza.

Eruzione del Vesuvio, cosa accadrebbe

Ricostruzione del Vesuvio in epoca romana prima del 79 d.C.
Ricostruzione del Vesuvio in epoca romana prima del 79 d.C. (Canva – inran.it)

Le ipotesi in questo senso non tracciano certo un quadro positivo. Anzitutto va detto che non è possibile pronosticare una futura eruzione. Non si sa quando questa potrebbe avvenire, anche se è certo che verrebbe anticipata da alcuni fenomeni naturali ben specifici, e con giorni di anticipo.

Per esempio possono verificarsi dei terremoti magari via più forti in intensità, oltre ad una variazione del livello del suolo, che viene misurata con un geodimetro. Ad oggi ci sono circa due milioni di persone che vivono in quella che diverrebbe in tutto e per tutto una zona rossa. Con 600mila ad abitare sulle pendici del vulcano.

Ma anche centri abitati più distanti finirebbero con l’essere interessati dalla cosa. A cominciare da Napoli, che con i suoi soli 9 chilometri di distanza è in realtà molto vicina al Vesuvio. Come è facile immaginare, le conseguenze sarebbero disastrose.

Le conseguenze sarebbero molteplici e nefaste

Non tanto in termini di vite umane, perché comunque le varie amministrazioni locali e la Protezione Civile dispongono di piani e di istruzioni precise su come comportarsi. In passato sono anche state compiute delle prove di evacuazione della popolazione. Le eventuali perdite umane verrebbero contenute da tutte le misure di sicurezza del caso. Ma in quanto ad abitazioni e costruzioni varie, c’è il rischio di vedere distrutti quasi del tutto diversi centri abitati.

Non ci sarebbe solamente la fuoriuscita di lava, ma anche tonnellate di cenere e lapilli che andrebbero ad intossicare l’aria ed a ridurre la visibilità sia a terra che in cielo (con tutti i problemi del caso per la circolazione di veicoli ed aerei) per settimane.

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Ed avverrebbe anche molto altro. Avrebbero luogo anche dei terremoti, con tutta probabilità molto violenti. E ci sarebbero ripercussioni anche su tutto il tessuto sociale ed economico dell’area vesuviana, dove tutto quanto andrebbe ricostruito da zero ed in tantissime persone perderebbero tutti i loro beni materiali.

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