4 bambini sopravvivono per 40 giorni nella giungla: cosa dobbiamo imparare

Sembra un film, invece è la realtà: dei bambini nella giungla piena di pericoli sono riusciti a cavarsela senza neanche un graffio. E sapete quanti anni ha il più grande?

Dei bambini riemergono dalla giungla selvaggia e piena di pericoli dopo quasi un mese e mezzo. Non è lo script per la sceneggiatura di un film, di una serie tv o di un videogioco. Si tratta della pazzesca realtà. La notizia ha fatto brevemente il giro del mondo. Dei giovanissimi sono rimasti isolati da tutto e da tutti per ben quaranta giorni.

Bambini sopravvivono nella giungla dell'Amazzonia dopo 40 giorni
Dei bambini indigeni (Canva – inran.it)

I bambini erano finiti nella giungla amazzonica che sorge su parte del territorio della Colombia. Quella che è l’area lussureggiante più vasta della Terra è inglobata per la maggior parte della sua estensione (il 60%) in Brasile, per il 13% in Perù, poi per la percentuale citata in Colombia e poi ancora in Venezuela, Guyana, Ecuador, Guyana Francese, Suriname e Bolivia.

E decisivo nel tenere in vita e nel salvare questi bambini nella giungla amazzonica colombiana è stato un cane, chiamato Wilson, sul conto del quale però non si sa ora dove sia finito. Subito sono partite delle spiegazioni in ambito sociologico e comportamentale sul come abbiano fatto dei bimbi all’apparenza indifesa a riuscire a cavarsela in una situazione di estrema emergenza e pericolosità.

Una spiegazione fornita da diversi esperti e ritenuta unanimemente valida riguarda la situazione ambientale in cui questi bambini sono cresciuti. Si tratta di giovanissimi cresciuti in un povero villaggio indigeno, abituati comunque a stare in una condizione simile. Con tutta probabilità non saprebbero come cavarsela se dovessero trovarsi in un ambiente urbano.

Bambini persi nella giungla, come si sono salvati

E vale lo stesso per dei bambini cresciuti in una città del mondo industrializzato. In una foresta o nella giungla quest’ultimi resisterebbero di sicuro molto poco. Invece i protagonisti di questa storia erano in grado di riconoscere le piante commestibili da potere mangiare per la loro sopravvivenza. Con tutta probabilità sono stati anche in grado di cacciare delle prede di piccola taglia.

Bambini sopravvivono nella giungla dell'Amazzonia dopo 40 giorni
Dei ragazzini indigeni che giocano insieme (Canva – inran.it)

Sappiamo che il più grande di questo gruppo di bambini è una femmina che ha 13 anni. E tredici anni rappresentano una età nella quale la formazione di un adolescente indigeno può ritenersi completa ed in attesa solamente di essere affiancata dal completamento della formazione di una struttura fisica più forte e resistente.

A rendere comunque ulteriormente più incredibile questa vicenda è il fatto che i bambini siano scampati ad un incidente aereo prima di perdersi nella fitta vegetazione – lo ricordiamo ancora – per la bellezza di quaranta giorni. La adolescente che ha fatto da capogruppo per tutti gli altri più giovani di lei è stata molto brava anche a trovare delle fonti di acqua.

Non solo un corso come può esserlo un ruscello, ma anche le foglie che al mattino sono intrise di rugiada. Inoltre un altro grosso merito per la ragazzina è costituito dal fatto che sia riuscita molto bene ad accudire anche ad un bambino di appena un anno.

E invece quanti errori con i nostri bambini

Alla fine tutti i sopravvissuti sono stati ritrovati in buone condizioni di salute. Il che è estremamente sorprendente. E molti esperti hanno effettuato un ulteriore paragone tra quello che è il modo di educare i bambini dalle nostre parti e come lo si fa invece in altre parti del mondo non necessariamente povere come l’America del Sud.

Bambini sopravvivono nella giungla dell'Amazzonia dopo 40 giorni
Delle capanne nella Foresta Amazzonica (Canva – inran.it)

È stato possibile trarre una conclusione per la quale dire sempre di si ad un bambino (quando invece bisognerebbe fare ben altro e ricorrere a metodi di disciplina efficaci) accontentarlo, in ogni circostanza, permettergli di sbattere i piedi, di alzare la voce e financo di assumere un atteggiamento di prepotenza equivale a condannarlo a crescere male e con una accresciuta incapacità nel potere affrontare molte delle problematiche che si troverà davanti una volta che diventerà adulto.

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Essere succubi dei propri figli, tenerli buoni dando loro lo smartphone sempre e comunque e risultare iperprotettivi è un errore estremamente grave. Chi è genitore e fa così dovrebbe smetterla subito, cambiare registro e cominciare ad insegnare ai figli a cominciare a cavarsela da solo, cominciando dall’insegnargli come allacciare le scarpe e come mangiare tutto, da solo, senza telefonino e senza televisore acceso.

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