Tonno in scatola, quanto ne possiamo mangiare a settimana: occhio agli effetti collaterali

Il tonno è uno dei pesci considerati salutari, adatto per tutte le diete, tuttavia, bisogna stare attenti a limitarne le quantità durante la settimana.

Facile da consumare, si apre e via, è un prodotto versatile, tanto da essere accompagnato con un’infinità di pietanze, è buono, gustoso e anche salutare. Insomma, il tonno in scatola è sempre indicato dai nutrizionisti, ma per quanto possa essere buono e benefico, anche in questo caso, occorre fare attenzione alle quantità che si consumano.

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Piatto di tonno (Canva) – Inran.it

Come per ogni altro alimento, specie se costituito da proteine animali, non bisogna mai abusarne. Certo, in molti hanno l’abitudine di consumare tonno in scatola più volte alla settimana, pensando che sia dietetico e salutare, inoltre, è comodo e veloce, da consumare da solo, oppure insieme alla pasta, alle insalate o in un bel panino. Dietro al tonno in scatola, però, si nascondo degli effetti collaterali che non bisogna mai sottovalutare. Per quale motivo?

Gli effetti collaterali da tenere in considerazione quando si consuma tonno in scatola: le quantità da consumare a settimana

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Scatoletta di tonno in olio (Canva) – Inran.it

Secondo le analisi più recenti, anche il tonno è un pesce che contiene molti metalli pesanti, come ad esempio il mercurio. Ed è proprio l’alto contenuto di mercurio a incidere negativamente sulla nostra salute, perché può compromettere la salute del nostro sistema nervoso. Il mercurio è presente in tutti i marchi di tonno in scatola, indipendentemente dalla loro qualità, e in quasi ogni tipo di pesce.

Come confermano alcuni studi, effettuati negli ultimi mesi, il pesce contiene metilmercurio, una neurotossina che può provocare avvelenamento. I sintomi che scaturisce sono formicolio alle mani e ai piedi, battici cardiaci accelerati, prurito in varie parti del corpo, problemi di coordinazione, disturbi alla vista e all’udito, crampi e nausea.

In particolare, dovrebbero fare attenzione le donne in stato di gravidanza, poiché il mercurio incide profondamente sul sistema nervoso del feto. Il tonno è una delle specie di pesce più soggette a contaminazione da mercurio. Si dovrebbe, quindi, consumare con cautela e con certe limitazioni. Meglio alternarlo con il consumo di altri tipi di pesce, sempre ricchi di proteine, come pesce azzurro, alici, sgombro o sardine.

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Tonno pronto da consumare (Canva) – Inran.it

Per chi invece non riesce a rinunciare al suo consumo, il consiglio delle autorità è quello di acquistare tonno in vasetti di vetro, perché la carne è maggiormente compatta rispetto a quella presente nelle scatolette in alluminio. In tal senso, le proprietà organolettiche del pesce sono meno alterate. Dunque, quanto tonno in scatola consumare a settimana? Una volta a settimana, per 50 grammi di alimento.

Il problema del metilmercurio è molto frequente nei pesci, in particolare nei pesci di grossa taglia, come ad esempio il pesce spada. L’accumulo di queste sostanze tossiche in un organismo viene chiamato biomagnificazione, un processo che aumenta mano a mano che l’essere vivente sale verso l’alto nella piramide alimentare. Pesci di piccola taglia, quindi, contengono meno mercurio.

Secondo l’EFSA, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, la soglia massima di assunzione di mercurio, per non restare avvelenati, è di 1,6 microgrammi di metilmercurio/kg di peso corporeo. Insomma, il segreto per non stare male è quello di variare tipologia di pesce e di non eccedere con le quantità. Inoltre, in questo articolo parliamo del tonno al naturale contro il tonno in olio, e come recuperare l’olio della scatoletta senza sprecarlo.

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