Obesità, un rischio anche per la memoria: l’esperimento che lo dimostra

L’obesità, patologia vera e propria, mette a repentaglio anche la memoria, come emerge da recenti studi. Ecco cosa è stato dimostrato

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cervello (pixabay)

L’obesità, di cui a breve stabiliremo confini precisi per evitare che se ne parli senza cognizione di causa, è sempre stata possibile preludio di gravi disfunzioni e malattie vere e proprie: da quelle cardiovascolari, a patologie respiratorie sino a importanti carichi sull’apparato osseo e muscolare. E’ evidente ci sia correlazione tra questa condizione e l’insorgere anche di malattie anche neurologiche.

Il Journal of alzheimer disease riportava i dati di questo studio. Questi dimostravano di come quei chili di troppo riducessero l’afflusso di sangue al cervello, esponendo il soggetto allo spegnimento di alcune aree, aumentando il rischio di malattie neurologiche e disturbi bipolari.

Ad oggi, ancora uno studio è stato fatto e i risultati sono tutto fuorché rassicuranti: l‘obesità infatti andrebbe ad incidere persino sulla memoria.

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L’obesità, memoria in pericolo: gli esperimenti condotti

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donne che camminano in strada (pixabay)

I risultati, consultabili sulla rivista Nature Communications mostrano come l’accumulo di grasso incida sulla crescita neuronale dei mammiferi, provocando gravi danni alla memoria episodica. Per chiarire, si definisce memoria episodica quella capacità del singolo di collegare un luogo e un tempo al fatto di cui si vuol raccontare.

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Lo studio è stato condotto dall’istituto di chimica biomolecolare di pozzuoli in collaborazione con un’università canadese su un campione di topi da laboratorio. I topi sovrappeso mostravano grave alterazioni dell’ippocampo e la conseguente difficoltà nello svolgere alcune funzioni cognitive ad esso legate. Le responsabili di queste alterazioni sarebbero nello specifico due molecole: la neuropeptide orexina e la endocannabinoide 2-arachidonoilgligerolo. Queste causerebbero le disfunzioni dell’ippocampo negli individui adulti, con picchi molto intensi negli individui adulti e obesi.

La perdita della memoria episodica ridurrebbe drasticamente la capacità di prendere decisioni, andrebbe ad influire sul senso di sazietà: paradossalmente quindi, porterebbe il soggetto a provare un senso di pienezza più difficilmente, causando un pericoloso circolo vizioso.

Ricordiamo che di obesità si parla in determinati confini: si definisce obesa una persona che abbia un indice di massa corporea superiore ai 30. Così si cita direttamente l’indicazione che da’ L’oms. Al di sotto si parla solo di sovrappeso.

I dati, tuttavia, ed è questa la questione che spaventa, sono in rapida crescita, nei cosiddetti paesi del benessere. Sono sempre di più le persone obese. Secondo le previsioni questi numeri sono destinati a salire. Sia questo forse l’effetto di anni e anni di generazioni non educate all’alimentazione? E, caso del destino,  queste generazioni non educate sono le stesse destinate ad avere una vita sempre più pericolosamente sedentaria. Quale futuro per loro?

Serena Garofalo

 

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