Prelevare senza carta di credito, ora si può: è facile e sicuro

Come fare per prelevare senza carta allo sportello bancomat. Si tratta di una operazione molto semplice e che da oggi ci facilita di molto le cose.

Prelevare senza bancomat come si fa
Prelevare senza bancomat come si fa Foto dal web

Prelevare senza carta, la cosa è diventata realtà. Possiamo recarci ad uno sportello bancomat e prendere dal nostro conto i soldi che ci servono in quel momento per portare a compimento una azione che richiede del denaro anche nel caso in cui non avessimo con noi una carta di credito.

La cosa si è diffusa all’estero ma ora i pagamenti “cardless” sono un qualcosa di fruibile anche qui da noi in Italia. Ad esempio è possibile prelevare senza carta grazie a Intesa San Paolo o Banco BPM. Quel che sarà indispensabile avere è uno smartphone.

Attraverso il nostro telefonino infatti, consultando la app ufficiale della banca alla quale ci si affida e presso la quale si è titolari di un conto corrente, sarà possibile digitare l’importo desiderato e prelevare senza carta di credito, comodamente.

Prelevare senza carta, ora si può

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Entrando più nel dettaglio, ogni bancomat presenta un codice QR che va scansionato con l’apposito lettore presente normalmente su qualunque telefono cellulare. Tramite ciò, verrà stabilito un ponte diretto tra lo sportello per il prelievo ed il nostro smarphone.

Dopo avere inserito il pin oppure dopo avere scansionato la nostra impronta digitale, ecco quindi che potremo procedere con il prelievo. La cosa è disponibile presso le casse veloci di Intesa Sanpaolo ma non presso quelle con assistenza.

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Ad ogni modo si tratta di un qualcosa di davvero comodo e che contribuisce ad implementare la nostra sicurezza. Infatti possiamo anche lasciare la nostra carta di credito a casa. Inoltre aumentano le barriere per difenderci dai malintenzionati che hanno escogitato metodi nuovi e tremendamente subdoli per cercare di carpire i nostri pin e di poter duplicare quelle che sono le nostre carte.

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Proprio questo aspetto è stato al centro di un apposito studio universitario portato avanti da alcuni ricercatori dell’ateneo di Padova.

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