Razionamento dei beni, pronto il piano del Governo per attuare i tagli

Cosa si intende per razionamento dei beni, cosa ha voluto dire il premier Draghi ed in quale circostanza l’Esecutivo potrebbe metterlo in pratica.

Il primo ministro in conferenza
Il primo ministro in conferenza (Foto ANSA)

Razionamento dei beni, cosa vuol dire? A questa eventualità estrema aveva fatto riferimento Mario Draghi durante la scorsa settimana, a margine della illustrazione dei punti salienti presenti all’interno del Decreto Sostegni ter. In quella circostanza il premier ha parlato del taglio delle accise e degli aiuti dati a famiglie ed imprese per potere fare fronte al pagamento delle bollette, salite alle stelle mai come in questo particolare periodo storico.

Il razionamento dei beni porterebbe a delle limitazioni sia per quanto riguarda le forniture di energia elettrica e gas concesse alle famiglie che in relazione ai beni acquistabili al supermercato. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, i vari gestori vieteranno l’acquisto di più di un tot massimo di beni soprattutto alimentari.

Tanto per fare un esempio, alcuni giorni fa c’erano stati degli assalti ai supermercati, in maniera del tutto immotivata. Con la cosa frutto di una isteria di massa nata dalle assurde catene di messaggi social. Ed alcuni avevano fatto scorte di olio, pasta e lievito, portando a casa il più elevato numero possibile di pezzi. Questo è un esempio di come il razionamento dei beni in quella circostanza si sarebbe reso utile.

Razionamento dei beni, la situazione attuale

Mario Draghi
Mario Draghi (Foto ANSA)

Ad ogni modo, il razionamento dei beni ad oggi sarebbe soltanto una ipotesi. Ma è bene premunirsi e preparare un piano di intervento qualora le cose dovessero diventare più complicate rispetto a come già sono. Il conflitto armato in Ucraina ha reso la quotidianità dell’intera Europa molto difficile, con l’interruzione dei consueti circuiti commerciali stabiliti con Kiev e con la Russia, che veste i panni dell’aggressore.

Mosca si è dimostrata estremamente ostile con la UE e con il nostro Paese in particolare. La cosa lascia presagire che per lungo tempo, anche nel caso in cui la guerra immotivata scatenata dalla Russia dovesse cessare subito, i rapporti con la Russia rimarranno ai minimi termini e senza più alcuna relazione sul piano economico e finanziario.

Ma questo comporta purtroppo delle problematiche non da poco, con la mancanza di merci fondamentali come il grano. Del quale la Russia è uno dei più grossi produttori ed esportatori al mondo. E lo stesso vale anche per il gas. Per avere questi beni, l’Italia non vorrà né potrà più rivolgersi a Putin.

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Come funzionerebbe il razionamento

Un altro esempio di razionamento può essere un tetto massimo fornito non tanto alla corrente elettrica quanto al gas, al quale ogni nucleo famigliare potrà accedere. Questo avverrebbe con una riduzione dell’orario di accensione dei riscaldamenti.

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Ed anche gli uffici pubblici e le aziende si adeguerebbero. Per quanto riguarda la luce, l’illuminazione pubblica potrebbe essere organizzata in maniera da fornire accensione ritardata e spegnimento anticipato in piazze e strade. Al contempo però questa situazione potrebbe contribuire ad accelerare il passaggio alla transizione ecologica, con una maggiore affermazione di quelle che sono le fonti di energia rinnovabili.

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Alcuni esperti riferiscono che potrebbe esserci un peggioramento ulteriore rispetto alla situazione attuale. La mancanza di gas dalla Russia peserebbe molto sui consumi e sui rifornimenti. E c’è il timore che i carburanti possano salire addirittura a 3 euro al litro.

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