Ma quando scade? Ti svelo un trucco per capire quanto freschi sono i cibi

Una spesa consapevole è una buona abitudine per combattere gli sprechi alimentari: scopriamo quando il cibo fresco scade e va a male.

Spesso, quando facciamo la spesa, mettiamo nel carriera prodotti che non consumiamo subito, destinati magari a restare nella credenza della cucina o in frigorifero per tanti giorni, fino a quando non vanno a male, scadono e siamo costretti a gettarli via. Si tratta di uno spreco, e lo spreco alimentare resta uno dei fenomeni più terribili del mondo occidentale.

Broccolo andato a male gettato nel cestino
Ragazza getta verdura avariata – Inran.it

Fare una spesa consapevole, comprando il giusto, è essenziale per contrastare gli sprechi alimentari, nonché per risparmiare denaro. È quindi importante sapere come conservare correttamente il cibo e per quanto tempo. Scopriamo come capire se un determinato alimento è ancora fresco e si può portare in tavola, oppure se lo si deve buttare via.

Gli alimenti che spesso dimentichiamo di consumare e che vanno a male

Acquistare alimenti preparati con ingredienti freschi fa sempre la differenza: gli ingredienti freschi comportano una certa genuinità, sono maggiormente salutari, sono più buoni e gustosi, ma scadono prima. Gli alimenti confezionati magari hanno durata più lunga, ma sono anche quelli più lavorati e che fanno male al nostro organismo.

Se si vuole mangiare bene e restare in salute, è essenziale puntare su alimenti freschi e genuini, e possibilmente consumarli nel più breve tempo possibile. Quali sono gli alimenti freschi che si gettano via troppo spesso? Ovviamente, tra i cibi più sprecati troviamo la frutta e la verdura, visto che sono alimenti altamente deperibili.

Donna disgustata cattivo odore del latte
Latte scaduto cattivo odore – Inran.it

Frutta e verdura vanno a male nel giro di pochi giorni, e dopo un po’ iniziano a marcire: i colori sbiadiscono, la buccia inizia a raggrinzire, la polpa si sfalda, la consistenza si fa molliccia, infine compare la muffa. È importante conservare correttamente frutta e verdura, e consumarla in breve.

Altro alimento molto deperibile è il latte: questo inizia a puzzare, una volta scaduto, il liquido diventa giallastro e si addensa. Di solito, anche se scaduto, il latte si può consumare per altri due giorni oltre la data di scadenza, se conservato correttamente, ed è importante odorarlo. Se puzza, via nel cestino.

Cibi freschi che non vengono subito consumati: a cosa fare attenzione

Così come il latte, anche gli altri latticini vanno a male presto. I formaggi a pasta morbida, come le mozzarelle o lo stracchino, sono maggiormente delicati, e si alterano nel giro di pochi giorni, producendo muffe. I formaggi stagionati e a pasta dura durano più a lungo. Stessa situazione per il burro, il quale diventa giallo per l’ossidazione. Non è un buon segnale.

La farina scaduta non è più buona e perde le sue proprietà, cambia colore e forma i grumi, inoltre inizia a puzzare, così le uova marce, le quali emettono odori sgradevoli, il guscio si annerisce ed è a rischio salmonella. Per legge, un uovo è considerato fresco nei primi 28 giorni dalla sua deposizione. Il modo migliore per consumarlo è sodo, perché ad alte temperature si neutralizzano i batteri della salmonella.

Muffa formata sulle fette di pane
Fette di pane con muffa – Inran.it

Il pane si mantiene fresco per 24 ore, in sacchetto e a temperatura ambiente si può consumare fino a tre giorni, ma dopo un po’ inizia a formare la muffa. Anche l’olio d’oliva perde le sue proprietà dopo un anno, non è dannoso ma non ha più odore e gusto. Naturalmente, se emana un cattivo odore o se ha un sapore sgradevole, meglio non consumarlo.

Stessa cosa vale per l’aceto, che se andato a male produce la cosiddetta madre dell’aceto, una massa gelatinosa di batteri non pericolosa ma certamente poco allettante. Infine, il lievito di birra, che dopo un po’ produce muffe. Se è ancora di buon aspetto, però, si può consumare anche dopo la data di scadenza, altrimenti si può sfruttare in tanti altri modi.

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