Pensione di reversibilità, spetta al coniuge divorziato o separato?

Quali sono le situazioni più particolari che riguardano la pensione di reversibilità. Nel caso di un matrimonio finito è legittimo farne richiesta?

Pensione di reversibilità in caso di divorzio Foto dal web
Pensione di reversibilità in caso di divorzio Foto dal web

Pensione di reversibilità, il provvedimento spetta a quelle persone che accoglievano nel proprio nucleo un soggetto che percepiva regolare pensione. O che avrebbe dovuto percepirla in futuro.

Di solito questo sussidio riguarda un coniuge rimasto vedovo e che era legato al caro estinto da vincolo matrimoniale, anche in caso di separazione.

Con un divorzio avvenuto in passato invece la pensione di reversibilità viene erogata soltanto se l’ex coniuge ancora in vita non risulta di nuovo sposato con un’altra persona. Inoltre deve beneficiare dell’assegno di mantenimento.

Senza l’assegno non è possibile ottenere la pensione di reversibilità. Ci sono poi casi più specifici e particolari. Ad esempio se un individuo ha alle spalle due o più separazioni o divorzi, se il primo dei suoi ex coniugi non si è risposato, la pensione di reversibilità deve essere divisa con il secondo degli ex coniugi.

Pensione di reversibilità, quali sono i casi più particolari

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Il tutto prendendo come punto di riferimento la durata complessiva dei rispettivi matrimoni. A fornire la risposta chiara su una situazione del genere deve essere un tribunale.

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Ed ancora, se una persona è sposata con un’altra che ha contratto seconde nozze e che, durante il suo primo matrimonio ha avuto dei figli, a quest’ultimi spetta la pensione di reversibilità sono se risultano ancora a carico del loro genitore alla sua morte e solo se studenti fino a massimo 26 anni di età.

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Questo anche se la loro madre non percepisce l’assegno di mantenimento e quindi non abbia diritto alla reversibilità.

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Invece, nel caso di figli disabili, l’assegno della reversibilità deve essere sempre e comunque corrisposta. Perché in questo caso siamo in presenza di una situazione nella quale i soggetti destinatari – per l’appunto i figli disabili – non hanno modo di essere indipendenti dal punto di vista economico e probabilmente nemmeno autosufficienti.

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