SLA: individuata una nuova terapia che include il sonno

Un recente studio ha individuato una possibile nuova terapia per prevenire e per trattare la SLA che include il sonno.

sonno salute
Donna che dorme (Pexels)

Con SLA si indica la sclerosi laterale amiotrofica, che viene chiamata anche “malattia dei motoneuroni”. In medicina ci si riferisce a questa malattia anche con altre due espressioni: “malattia di  Lou Gehrig”, nome del giocatore di baseball che nel 1939 ha reso pubblica la sua condizione, e “malattia di Charcot”, dal nome del neurologo francese che nel 1860 diede una definizione di questa condizione.

Si tratta di una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni. Questi sono delle cellule cerebrali e del midollo spinale che che regolano l’attività di contrazione dei muscoli volontari. La morte di queste cellule avviene in modo graduale e dipende da persona a persona. Possono volerci anni, come qualche mese.

POTRESTI LEGGERE ANCHE >>> Sclerosi multipla, i sintomi che la anticipano: attenzione a questi

Si tratta di una malattia di cui in Italia ne soffrono circa 5.000 persone e per la quale non c’è una cura. Tuttavia, gli studi stanno facendo passi avanti e un nuovo studio ha individuato una possibile nuova terapia che include il sonno. Questo è stato capito osservando le cellule del cervello. Ma vediamo tutti i dettagli.

SLA: nuova terapia che include il sonno?

visita
Visita medica (Pexels)

Lo studio che è stato svolto sui topi, che promette molto bene per avanzare nella ricerca, ha messo in luce il fatto che le malattie neurodegenerative riguardano la perdita di tessuto del cervello. Inoltre, hanno un ruolo principale le sostanze di scarto che si accumulano nell’organo. L’indagine, quindi, si è concentrata sul sistema glinfatico, responsabile di rimuovere i rifiuti dal cervello. In questo modo si potrebbero prevenire malattie come la SLA.

Il nostro organismo è una macchina perfetta, ma a volte qualcosa può andare storto. Quando si verificano delle infezioni, vengono prodotti degli anticorpi e in tutto l’organismo circolano delle proteine. Può accadere che queste proteine avviino dei processi errati, come crescere, aggregarsi e poi frammentarsi andando a creare dei semi nel cervello. Queste proteine, di scarto, si accumulano nel cervello innescando i processi che portano alle malattie neurodegenerative.

POTRESTI LEGGERE ANCHE >>>  Dormire meglio e rafforzare il sistema immunitario: 6 cose da fare

Il sistema glinfatico si occupa di eliminare queste sostanze, ma questi spazi sono inattivi quando siamo svegli e sono, invece, attivi quando dormiamo. La fase del sonno è fondamentale per la salute di un organismo e tutti gli esseri viventi non possono fare a meno di dormire. In quel lasso di tempo il cervello si ripulisce e i tessuti si riparano da soli. Dunque, migliorare il sonno porterebbe a eliminare più sostanze tossiche dal cervello e a prevenire le malattie.

Lo studio sui topi

I ricercatori coinvolti in questo esperimento hanno preso un gruppo di topi, gli animali più simili a noi a livello genetico, e li hanno modificati geneticamente con la proteina TDP-43, quella responsabile di malattia come la SLA. Ad alcuni sono stati somministrati degli antibiotici in grado di disattivare questa proteina e permettere ai topi di invecchiare normalmente. Ma se non c’era questo farmaco i topi sviluppavano nel tempo la malattia neurodegenerativa.

I topi con questa proteina avevano un sistema glinfatico che lavorava in maniera peggiore rispetto a quelli che non erano stati modificati geneticamente. Inoltre, è stato osservato il cervello dei topi e il modo in cui questo veniva influenzato dal sonno e dalle posizioni in cui i topi dormivano. Le conclusioni indicano che c’è una maggiore pulizia delle sostanze di scarto nel cervello quando i topi dormono in posizione laterale rispetto a quella prona o supina.

POTRESTI LEGGERE ANCHE >>> Malattie neurodegenerative: scoperto un modo rapido di diagnosticarle

Al momento non si sa la causa di questa azione. Probabilmente c’entra in un qualche modo la forza di gravita che riesce a stendere meglio i tessuti quando il cervello si trova in posizione laterale. Tuttavia, questo è il primo studio che determina il processo glinfatico come punto fondamentale per il trattamento di questo tipo di malattie.

Come migliorare la funzione glinfatica

Benefici omega 3
Omega 3 (Adobe Stock)

Il sistema glinfatico, responsabile di ripulire il cervello dalle sostanze di scarto mentre dormiamo, si può aiutare con uno stile di vita e un’alimentazione opportuna. L’esercizio fisico può essere molto utile, così come sono utili piccole dosi di alcol. Con piccole quantità il sistema glinfatico lavora meglio, cosa che non avviene se la quantità è elevata. In questo caso si produce l’effetto opposto.

POTRESTI LEGGERE ANCHE >>> Omega 3: benefici e quanti dovremo assumerne al giorno

È molto importante introdurre nell’organismo gli omega 3, che aumentano il sistema glinfatico. Gli omega 3 si trovano nel pesce, come il salmone e lo sgombro, nei molluschi, nelle verdure a foglia verde, ma anche nei legumi e nelle noci.

 

Impostazioni privacy