Anguria, il frutto protagonista dell’estate: perché fa così bene

Il frutto protagonista assoluto dell’estate non può che essere l’anguria, buono, nutriente, apprezzato da tutti: le caratteristiche principali.

Indubbiamente, l’anguria è il frutto più consumato in estate. È vero, ci sono ananas, meloni, fichi, prugne, pesche, lamponi, cocco, fragole o albicocche, ma il re incontrastato resta l’anguria, dalla succosa polpa rossa, dolce, ricca di acqua, rinfrescante, colma di semi neri. Questo frutto è richiestissimo, consumato in tanti modi diversi, sotto forma di ghiacciolo, di granita, di sorbetto o in cocktail.

Anguria sul piatto (Canva) – Inran.it

Ne abbiamo parlato in tanti articoli, tanto che è impossibile non parlare di anguria durante il periodo estivo. Il frutto ha un elevato contenuto di acqua, di vitamine A, B6 e C, e di minerali, in particolare potassio, magnesio e fosforo. Svolge un’azione antiossidante e previene l’invecchiamento cellulare, prevenendo molteplici malattie e stimolando le funzioni cerebrali.

Le caratteristiche principali dell’anguria: cosa bisogna sapere su questo buonissimo frutto

Ragazza addenta cocomero (Canva) – Inran.it

Grazie al contenuto di potassio, mangiare anguria aiuta a prevenire dal rischio di calcoli renali e a ridurre la pressione arteriosa, mentre il magnesio allevia la fatica mentale e aiuta nella concentrazione. Infine, il fosforo protegge ossa, denti e cellule, quindi contribuisce alla salute generale dell’organismo. Tuttavia, essendo molto ricco di acqua, il frutto si deve consumare con limitazione.

Soprattutto, deve fare attenzione chi soffre di reflusso o di gastrite, perché l’anguria non si digerisce facilmente. Secondo i nutrizionisti, la quantità di cocomero giornaliera che si deve consumare è di circa 60 grammi, magari suddivisa in due o tre porzioni nel corso della giornata. Una fetta di un cocomero di grandi dimensioni equivale a circa 200 grammi, quindi diciamo che si possono mangiare circa 3 fette al giorno.

Fette di cocomero nella ciotola (Canva) – Inran.it

Una delle parti meno apprezzate del frutto, invece, è la striscia bianca interposta tra polpa e buccia. Solitamente la buttiamo via, perché insapore, invece è un alimento prezioso. Questa parte contiene citrullina, un amminoacido non essenziale che è utile per prevenire il rischio di malattie cardiocircolatorie. Scegliere un buon cocomero non è semplice, occorre avere buon occhio.

Tra i particolari da notare, quando si acquista il frutto, c’è la buccia dura, soda e opaca, e deve fare un rumore sordo quando lo si colpisce. Inoltre, un cocomero perfettamente maturo presenta una buccia con macchie marroni ben evidenti. E per quanto riguarda i semi? Questi, seppur consumati inavvertitamente, possono provocare dei disturbi.

Fette di anguria (Canva) – Inran.it

Consumati in eccesso, i semi possono provocare crampi, stitichezza e diarrea, perciò è meglio evitarne di esagerare. Tra l’altro, conoscete la differenza tra semi nero e semi bianchi all’interno della polpa? I semi si possono essiccare e sbriciolare, per poi essere aggiunti alle zuppe o nelle tisane, oppure nelle torte o nel pane, per dare maggiore gusto. Perciò, mai gettarli via, anzi, è un bene recuperarli.

Altro consiglio da rispettare è quello di mangiare anguria lontano dai pasti, per non affaticare la digestione. Il cocomero è considerato un frutto anti-tumorale e anti-diabetico, grazie alla presenza del licopene, un antiossidante che è presente anche in altri frutti, come ad esempio nei pomodori. Anche la buccia si può consumare, magari sottaceto, in confettura o candita. In Italia, l’unica anguria certificata è la Reggiana IGP, in Emilia Romagna.

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