Povertà in Italia, il 23% dei lavoratori prende meno di chi ha il Rdc

Si è venuto a creare un paradosso del quale l’INPS rende bene l’idea. E non è tutto: è emergenza povertà in Italia anche per via del salario minimo.

Un operaio al lavoro
Un operaio al lavoro (Pixabay)

Povertà in Italia, sono dati allarmanti quelli diffusi dall’INPS. Il presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, Pasquale Tridico, parla di spaccatura ancora più netta dopo le ultime rilevazioni, che tirano in ballo il sempre tanto criticato Reddito di cittadinanza.

Infatti viene fuori come ci sia una consistente fetta di lavoratori dipendenti che percepisce in media uno stipendio mensile inferiore a quello che è il Reddito di cittadinanza. Quest’ultimo è uno strumento concepito per contrastare la povertà in Italia ma che presenta fin troppe storture.

A cominciare dagli illeciti che portano questo provvedimento ad essere utilizzato da persone che in realtà non ne avrebbero alcun diritto. C’è chi lavora in nero ed usufruisce della misura introdotta a suo tempo nel 2019 dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, allora insieme al Governo. Così come ci sono malavitosi e carcerati che, grazie a soggetti ufficiali compiacenti, finiscono con l’essere indicati come percettori legittimi della misura.

Povertà in Italia, i dati sono allarmanti

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Il Reddito di cittadinanza poi, dopo un tot di tempo, dovrebbe indirizzare chi ne è beneficiario ad entrare od a rientrare all’interno del mondo del lavoro. Ma anche questa è una cosa che a volte non succede. Intanto ci sono lavoratori onesti che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese, ancora di più se si considerano i rincari che stanno caratterizzando il 2022 in corso.

Il sopra citato 23% di lavoratori percepisce una cifra che è inferiore a 780 euro al mese, e la cosa vale tanto chi ha un impiego part time che a tempo pieno. E poi, un 32% di pensionati percepisce meno di mille euro al mese. E tra tasse e medicine resta ben poco con cui vivere. Si tratta di 5 milioni e 120mila individui.

L’aumento dell’inflazione all’8% purtroppo è complicato da contrastare: questa situazione sfavorevole fa si che la povertà in Italia aumenti. Nel 2023 servirà una manovra complessiva da 24 miliardi di euro per garantire la necessaria solidità alle sole pensioni. Cifra che potrebbe salire a dismisura nei prossimi anni, fino a sfiorare addirittura i 100 miliardi di euro nel 2029.

Salario minimo, la sua introduzione è fondamentale

E secondo l’INPS, non se ne esce senza misure volte a migliorare le cose in futuro. Ci vuole un intervento volto a garantire crescita economica e produttività.

Poi c’è da intervenire anche sul ricambio generazionale, ed in questo senso può essere di aiuto attuare delle politiche di integrazione verso gli stranieri. Ciò allo scopo di regolarizzarne la posizione e di assimilarli nel tessuto del lavoro di casa nostra.

Inoltre i numeri snocciolati da Tridico e dall’INPS fanno capire ancora una volta come sia importante più che mai introdurre una normativa che fissi il salario minimo per qualsiasi professione. Una richiesta che, inspiegabilmente, ha visto spesso il M5S in prima linea contro l’opposizione di tanti altri partiti sia di destra che di sinistra.

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