Guilty Vacation Syndrome, la più grande fonte di ansia sul lavoro

Sempre più persone sono colpite dalla cosiddetta Guilty Vacation Syndrome, che comporta delle controindicazioni molto pesanti per la salute. Ed è molto diffusa anche in Italia.

Un uomo esaurito dal troppo lavoro
Un uomo esaurito dal troppo lavoro (Freepik)

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Guilty Vacation Syndrome, ce l’avrete mica anche voi? Si tratta di quella condizione per la quale ci sentiamo colpevoli di essere andati in vacanza. Anche se la situazione più diffusa è rappresentata dal dovere fare fronte a degli obblighi lavorativi talmente urgenti da costringere alcune persone a dovere lavorare anche nei giorni liberi.

In quanti sono andati al mare od in montagna per qualche settimana portando però con loro anche il proprio computer portatile? Anche solo per mezza giornata, per uno o due giorni, capita alquanto di frequente di vedere persone lavorare in veranda nella casa presa in affitto per le villeggiature. Tutta colpa della Guilty Vacation Syndrome.

In molti purtroppo, che ne siano coscienti o meno, sono interessati anche solo marginalmente dalla Guilty Vacation Syndrome che li rende schiavi del proprio lavoro. E ad affermarlo sono i numeri, basati su di un sondaggio nel corso del quale in tantissimi sono stati chiamati in causa per rispondere in relazione a quelle che sono le loro abitudini riguardo le rispettive professioni intraprese.

Guilty Vacation Syndrome, i numeri sono spaventosi

Una donna stanca durante il lavoro
Una donna stanca durante il lavoro (Freepik)

A commissionare il tutto è stata la Perkbox, una società inglese. Ben il 91% degli intervistati in tutta Europa ha confermato di essere alle prese con un carico di lavoro tale da influenzare anche i loro giorni liberi. Ed in ferie, il 62% ha risposto di si alla domanda se abbiano mai lavorato anche nel corso delle vacanze. Per una cosa che alla fine può avere delle conseguenze sulla qualità del proprio relax.

Le vacanze che vacanze sono se anche lì tocca lavorare? Purtroppo però poco più della metà – il 54% – di coloro ai quali è stato chiesto se riuscissero a rinunciare a lavorare anche quando in ferie ha risposto di no. Proprio non se ne può fare a meno. Gli interpellati sono stati in totale 20.297.

E le cose sono peggiorate con l’introduzione in pianta stabile dello smart working a causa della pandemia. Per diversi motivi – vuoi per perdite di tempo che a casa avvengono più che sul luogo di lavoro, vuoi per l’obbligo di sembrare più professionali che mai, vuoi per altro – lavorare da casa per tanti ha avuto luogo anche nei sabati e nelle domeniche di libertà.

Chi sono i soggetti più colpiti

Ad essere più colpiti da questa condizione sono le donne (67% rispetto al 59% degli uomini). Inoltre la cosa si acuisce ancora di più in base all’importanza della propria professione professionale. Più è alta e più la sindrome da lavoro anche in vacanza si manifesta. Ma la cosa comporta degli effetti collaterali da non sottovalutare.

Come ad esempio un accumulo in eccesso di stress, che inevitabilmente finisce con il pesare sulla salute. Oltre a togliere del tempo prezioso ai propri affetti ed alle proprie passioni. Ed anche questi sono dei fattori estremamente negativi per la salute.

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