Doomscrolling: quando la ricerca della cattiva notizia è ossessiva

Doomscrolling: quando la ricerca della cattiva notizia è ossessiva. Ecco cos’è questo fenomeno e come limitarlo in modo efficace

Ossessione per le cattive notizie
Doomscrolling (Pixabay)

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI DI OGGI->

Ogni volta che si parla dell’integrazione della tecnologia nelle nostre vite l’argomento si fa particolarmente spinoso. C’è poco da dire, in termini semplici la questione è quasi impossibile da trattare. La verità è che la faccenda è talmente vasta da trattare che è molto difficile stilare una lista dei pregi e difetti per valutarne la convenienza.

Se da un lato, ad esempio, il web ci ha consentito di essere connessi in ogni momento con persone lontane, se ci ha messo in potenza l’intero scibile umano nel palmo della mano, se ha risposte per ogni nostra domanda, d’altra parta anche gli svantaggi sono innegabili. Non solo la disinformazione ma anche tutti i rischi connessi col web, come furto dei dati, cyberbullismo e simili. Oggi vogliamo concentrarci su una tedenza che ha preso piede (soprattutto negli ultimi due anni) si tratta del doomscrolling.

Doomscrolling: definizione e trattamento di una pratica recente

Doomscrooling soluzioni
Doomscrolling (Pixabay)

Si definisce doomscrolling la pratica di cercare brutte notizie. Il termine è un neologismo dall’inglese che è nato proprio durante la pandemia. Se infatti la pratica è sempre esistita, è venuta alla luce in questa circostanza che l’ha accentuata. Si tratta della ricerca compulsive di brutte notizie dal mondo: la tendenza si spiegherebbe poiché, in questo modo, tenderemmo a confermare il nostro bias.

Non è un caso infatti che tale pratica sia diffusa particolarmente tra le persone già depresse. La forma del web si presta bene a questo atteggiamento compulsivo, in quanto saremmo portati a fare scrolling giù e giù potenzialmente all’infinito.

Ma come cercare di porre un freno? Si tratterebbe infatti del classico cane che si morde la coda. Non solo la pratica è comune tra coloro che hanno problemi depressivi, ma non farebbe che amplificarli.

Se vogliamo cercare di porre un argine, diamoci dei limiti ben specifici, creando delle finestre orarie in cui informarci. Vietato sforare! Se ci viene la “tentazione”, proviamo ad occupare quel tempo con altre faccende più sane, come la lettura di un libro.

Impostazioni privacy