Novità sconcertante sul Bonus Carburante 2023: devi assolutamente sapere cosa è accaduto

Scopriamo le novità sul Bonus Carburante 2023, derivanti dalla modifica al testo del Decreto Legge 5/2023 introdotta in Camera.

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Distributore carburante (Canva – Inran.it)

Nella modifica effettua al Bonus Carburante 2023 è stata aggiunta una frase, che recita “l’esclusione dal concorso alla formazione del reddito del lavoratore, disposta dal primo periodo, non rileva ai fini contributivi”. Approvato dalla Camera lo scorso 21 febbraio, ora dovrà essere convertito in forma definitiva dal Senato.

Che cosa comporta l’aggiunta di questa frase? Si tratta di una novità che cambia questa agevolazione che limita l’aumento del costo dei carburanti e delle ricariche elettriche per venir incontro ai cittadini. Significa, però, che datori di lavoro e lavoratori devono far fronte a un costo aggiuntivo superiore al 30%. Insomma, sul Bonus Carburante 2023 si versano i contributi.

Bonus Carburante 2023: cosa bisogna sapere sui contributi da versare

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Biglietto di carta con scritta Bonus (Canva – Inran.it)

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Il Bonus Carburante, già attivo lo scorso anno, prevede un bonus di massimo 200 euro, erogato dal datore di lavoro ai suoi dipendenti, in forma di buoni benzina per fare rifornimento di carburante. Nel bonus sono incluse anche le ricariche dei veicoli elettrici. Il tutto non influenza il reddito.

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Secondo la relazione tecnica del Decreto Legge 5/2023, tenendo conto dei risultati del 2022, si stima che il bonus, nel corso del 2023, sarà sfruttato da circa 220 mila cittadini, per un controvalore complessivo di più di 44 milioni di euro.

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Applicando un’aliquota media del 30%, ciò dovrebbe comportare un minor gettito fiscale di 13,3 milioni di euro sull’Irpef e di 1,1 milioni in addizionali regionali e comunali. Se si tiene conto degli oneri contributivi, il bonus non è così appetibile come lo era in passato.

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Significa che lo richiederanno molte meno persone. Il bonus 2023 diventa quindi più oneroso sia per le imprese che per i lavoratori. Anche se l’incentivo non concorre alla formazione del reddito ed è detassato, in realtà i datori di lavoro e i lavoratori devono applicare il 30% per le trattenute delle aziende e il 9% per quelle dei lavoratori.

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