Che cos’è la ‘Zoom Dysmorphia’ e perché ne soffriamo nel 2021

Si parla di dismorfia da Zoom quando, a causa di continue chiamate video, si diventa insicuri, soprattutto della forma dell’ovale e sull’apparenza dei pori.

dismorfismo corporeo
(Foto: Pexels)

Nel 2015, iniziò a circolare la notizia che i social media possono causare dismorfismo corporeo. La “Snapchat Dysmorphia” altro non è che un termine tecnico per definire un’attitudine a una distorta percezione fisica di sé. Questa era data dai numerosi filtri utilizzati sul social, per realizzare contenuti che implicavano, molto spesso, l’uso della selfie in primo piano. Con il termine dismorfia da Zoom s’intende, dunque, esattamente la stessa cosa, ma è generata da un eccessivo utilizzo della nota piattaforma di conference call.

Come combattere la ‘Zoom Dysmorphia’

dismorfismo da social media
(Foto: Pexels)

Più di un anno di continue videocall hanno portato le persone al continuo confronto con la propria fisicità e quella degli altri che, secondo gli esperti, è distorta da un uso eccessivo del computer.

Ciò ha iniziato a ingenerare problemi di autostima, legati alla propria immagine; al punto che le richieste di ritocchi sono schizzate alle stelle.

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Insomma, chi vuole modificare il proprio aspetto, non fa più riferimento alla foto di una celebrità. Ora la tendenza è quella di spingersi verso richieste sempre più fantasiose ed irreali, a causa di filtri e distorsioni della prospettiva.

La chiave della dismorfia da Zoom sta, infatti, nella lente della webcam, che modifica la nostra immagine secondo angoli di visualizzazione poco lusinghieri. Se normalmente il selfie stick ci riprende dall’alto, il computer lo fa, generalmente, dal basso.

Le conseguenze? Che la zona delle guance, il naso e della mascella sembrano magnificate e cadenti. Ad apparire esagerato è anche l’aspetto della pelle, acne e rughe in testa.

Questo strano fenomeno è ormai causa di forte ansia e stress, specialmente rispetto al rientro al lavoro. A confermarlo è l’International Journal of Women’s Dermatology, che su 7.000 persone intervistate ha valutato questa come la conseguenza principale in più del 70% dei casi.

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Ma mentre il 64% ha ammesso di aver cercato supporto psicologico, (e sono soprattutto i 18-24enni, ammaliati dai filtri), il 10% ha dichiarato di aver già deciso di prenotare una visita da un dermatologo o chirurgo plastico, per migliorare il proprio aspetto esteriore.

Il consiglio degli esperti è di rimanere consapevoli e sapere che non si è sol*. Prendersi il tempo per “staccarsi” dal pc può essere un’ottima soluzione definitiva, e prima di ricorrere al bisturi, è possibile considerare i rimedi naturali, come la ginnastica facciale.

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La Ica

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